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Ore 15:17-Attacco al treno, La recensione

Ore 15:17-Attacco al treno

Uscito nelle nostre sale italiane l’8 Febbraio, Ore 15:17-Attacco al treno è l’ultima fatica del gigante del cinema Clint Eastwood.

Basato sull’autobiografia di Jeffrey E. Stern intitolata The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes, l’opera di Eastwood non vuole essere un vero e proprio film, né tantomeno un documentario. Siamo davanti a una messa in scena del tentato attacco terroristico al treno Thalys del 2015.

Il regista, che ha deliziato il mondo con le sue molteplici visioni drammatiche, tragiche e angoscianti della vita, ha deciso, all’età di quasi ottantotto anni, di dirigersi verso una via differente. Eastwood ha voluto raccontare tramite immagini un evento realmente accaduto. Ha scelto, perciò, una strada più realistica, meno infarcita di eventi e carica di aridità.

Ore 15:17-Attacco al treno
Spencer Stone in una scena de Ore 15:17-Attacco al treno

Il film parte proprio dall’infanzia dei tre protagonisti, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos (interpretati, con stupore, da loro stessi). Eastwood sperimenta qui un lungo flashback, duraturo per quasi tutta la durata del film, dove gli eventi passati a quello clou si intersecano e raccontano una storia. La storia dei tre ragazzi è la protagonista principale. Assistiamo dall’incontro alla scuola di origine cattolica avvenuto nello studio del preside, al fatidico giorno del 21 Agosto 2015.

I tre amici, cresciuti insieme per tanti anni, hanno condiviso la prima adolescenza, la crescita, la maturità. Mai però, avrebbero pensato di dover condividere anche un evento pericoloso e terrificante come un attacco terroristico. Negli ultimi anni, il terrorismo ha condensato nel cuore di ogni cittadino, la costante paura di uscire, di restare in casa: di vivere.

Stone, Sadler e Skarlatos furono degli eroi imprevedibili, capitati su quel treno quasi, fortunatamente per caso. I giovani riuscirono, così, a impedire un’ipotetica strage, probabilmente pari a quella avvenuta pochi mesi più tardi sempre ideata da matrici islamiche: l’attentato al Bataclan di Parigi.

Ore 15:17-Attacco al treno
Ray Corasani in Ore 15:17-Attacco al treno è il terrorista Ayoub El-Khazzani.

Ore 15:17-Attacco al treno in lingua originale è reso molto più credibile e attinente al vero spirito del film. Con The 15:17 to Paris, Clint Eastwood nel 2018 annienta il pubblico. Ciò, non per la potenza del suo operato, ma a causa della prolungata lentezza delle scene, resa negativa a causa della piattezza che la costituisce. L’utilizzo della narrazione della vita degli eroi è utilizzata come un pretesto. Il pretesto è far affezionare a loro il pubblico, risultante scarno e figlio di un grande, pomposo, cliché.

Alla sua età Eastwood dimostra al mondo di aver ancora qualcosa da mostrare a livello visivo, ma, non da dire. La sceneggiatura di Dorothy Bliskal è inefficace, vacua e ponderosa. La prima metà del tempo è quasi simpatica e piacevole, con i personaggi visti da un punto di vista fanciullesco. La compattezza dell’opera si sfascia, però, dagli stereotipi che strizzano (maleducatamente) l’occhio a Full Metal Jacket.

Ore 15:17- Attacco al treno
I tre eroi, protagonisti di Ore 15:17-Attacco al treno

Il districarsi della vicenda persiste dallo scioglimento dei protagonisti e, purtroppo, non ritorna alla sua vivacità neanche dopo il tanto atteso rendez-vous dei personaggi. Ore 15:17-Attacco al treno è apprezzabile, poiché il regista non ha voluto mirare all’ambizione. Bensì, l’intento del regista era quello di onorare un atto eroico dei tempi moderni.

Un gesto vivido, puro e amabile, da parte di un uomo con un cuore tanto grande.  Purtroppo, però, il film non è obiettivamente fortunato. I primi, duraturi ed estenuanti settantacinque minuti, privi di qualsivoglia armonia, non gli permettono di decollare. L’esplosione d’azione tanto bramata arriva negli ultimi dieci minuti, dove il culmine del lavoro di Eastwood manca di adrenalina e coinvolgimento.

Ore 15:17-Attacco al treno, pur essendo un esperimento umile, manca di spessore. Della maestria del Clint che lo spettatore ha ammirato, della crudeltà esistenziale in grado di segnare vite e spirito. Infine, assistiamo alla sfortunata mancanza di un impatto emotivo che ti scuote anima e corpo, come solo Eastwood ha saputo fare nel cinema moderno.