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Non ci resta che il crimine – La Recensione

Dalle Notti Magiche di Italia 90′ in cui pochi mesi fa ci aveva catapultato Paolo Virzì, eccoci ripiombati in altre notti, in questo caso mondiali e vincenti.
Sono le notti dei mondiali del 1982, l’anno di Bearzot e della vittoria mundial degli azzurri capitanati da Dino Zoff.
E’ Massimiliano Bruno a catapultarci indietro di oltre trent’anni nel suo ultimo film Non ci resta che il crimine.

 

Tre amici di vecchia data organizzano a Roma un Tur (non è un errore, è voluto) Criminale nei luoghi della famosa Banda della Magliana.
Arrivati in uno dei bar che fungeva da punto di ritrovo per Renatino De Pedis e i suoi scagnozzi, improvvisamente i tre si ritrovano catapultati nel 1982, proprio nel momento di piena attività criminale della banda.
I tre dapprima fiutano l’idea di poter fare i soldi con la pala essendo trent’ anni avanti a tutti.
Ma quando poi i soldi cominceranno ad arrivare, sarà proprio Renatino, quello vero, a mettersi tra il trio di amici e le loro fortune economiche.

Un ritorno ai mitici anni 80′ è quello che ci propone Massimiliano Bruno in una commedia che già dal titolo omaggia il famoso film del duo Troisi / Benigni Non ci resta che piangere.
Tra figurine Panini, poster di Rambo, ghiaccioli, e le mitiche vittorie azzurre con Argentina, Brasile, Polonia e Germania, si intervallano le esilaranti avventure del trio formato dal mattatore Moreno (Marco Giallini), il più che impacciato Sebastiano (Alessandro Gassman), e la scheggia impazzita Giuseppe (Gianmarco Tognazzi).
A loro si aggiungeranno il boss Renatino (Edoardo Leo) e la sua donna Sabrina (Ilenia Pastorelli).

Una commedia che senza prendersi sul serio diverte ed intrattiene dal primo all’ultimo minuto, partendo dalla commedia pura per poi sfociare nell’omaggio al poliziesco anni 80′ anche con le tecniche di ripresa: fotografia cupa, scene movimentale, montaggio rapido, split screen, primi e primissimi piani.

I personaggi funzionano: dal coatto boss interpretato da Edoardo Leo, alla Pastorelli che convince ormai in ogni sua prova, dalla garanzia Giallini, al Gassmann alternativo, passato da Sex Symbol a bamboccione, all’outsider Tognazzi, vero asso nella manica del trio e di tutto il film.

Una commedia italiana che omaggia gli anni 80′ che fa iniziare il 2019 cinematografico italiano con il sorriso.