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MY LITTLE SISTER di Roberto e Maurizio Del Piccolo

Un maniaco omicida (chiamato “little sister”), che “indossa” sul volto una maschera di pelle umana, tortura un terzetto di ragazzi nella sua casupola in mezzo ai boschi. Il giorno dopo viene a campeggiare un’altra coppia di ragazzi, amici dei giovani torturati. Anche per loro, come è facile immaginare, non saranno rose e fiori…

Roberto e Maurizio Del Piccolo sono due cugini, registi di film co-prodotti con l’Inghilterra. In passato hanno girato due lungometraggi, EVIL SOULS e il bel THE HOUNDS, dal sapore tipicamente “internazionale”, distanti, nel bene e nel male, dagli omologhi indie horror italiani. MY LITTLE SISTER si pone sul solco delle produzioni precedenti: taglio “all’americana” evidente nella storia, nella scelta del cast e nelle locations. Oltre a ciò è anche un omaggio al genere slasher “brutto, sporco e cattivo” degli anni 80. In realtà ci sono anche citazioni ai cult NON APRITE QUELLA PORTA e THE BLAIR WITCH PROJECT.

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Si comincia bene: sangue e splatter a profusione che sembra di stare in un torture porn. Effetti speciali grezzi (sicuramente non “da oscar”) ma efficaci. Il maniaco omicida, che ricorda vagamente il mitico Leatherface di NON APRITE QUELLA PORTA, è abbastanza inquietante. Subito dopo però il film si perde nei soliti visti e stravisti boschi infiniti della “mitologia slasher”. Il film diventa ben presto noiosetto, non aiutato di certo da una brutta fotografia e da un cast non proprio impeccabile. E le sequenze splatter diminuiscono. MY LITTLE SISTER si conforma quindi come un qualsiasi slasher americano di serie C. E qui potrebbe aprirsi un dibattito su quanto sia interessante e vantaggioso per dei registi italiani copiare pedissequamente gli stilemi della serie C americana.

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Il finale con sorpresa pero’ si dimostra interessante tanto quanto l’incipit e  risolleva parzialmente la pellicola. MY LITTLE SISTER non è assolutamente un brutto film, ma risente troppo delle “influenze estere”, non riuscendo a ritagliarsi una sua seppur minima originalità rispetto ai modelli americani. Va detto che i due registi creano una certa atmosfera malsana, che impregna il film dall’inizio alla fine. Ma spesso questa malsanità risulta molto di maniera. Buone invece le musiche!

Voto: 5,5.