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Maria Regina di Scozia – La recensione

La Storia, quella con la “S” maiuscola, ha ripetutamente messo di fronte personalità fortissime e carismatiche.
Tra queste, una delle più affascinanti è sicuramente la Regina Vergine, quella Elisabetta I che regnò per 45 anni sulla terra di Albione.
Ma speculare ad Elisabetta esiste una figura altrettanto potente ed affascinante, alla quale sono state dedicate nel tempo numerose opere: Maria Stuart, colei che rivendicò il trono di Scozia e, successivamente, quello d’Inghilterra.

Dove sedeva, appunto, la cugina Elisabetta.
La forza e la tenacia di Maria tornano oggi sugli schermi grazie all’inglese Josie Rourke, regista teatrale che per la sua opera prima in ambito cinematografico ha deciso di raccontare la vita della sovrana cattolica che sfidò la protestante Inghilterra.

Saoirse Ronan nei panni di Maria Stuart

Tra i bellissimi scorci delle Highlands scozzesi e i sontuosi interni dei palazzi reali inglesi, Maria ed Elisabetta giocano una sfida a distanza, con abilità, astuzia e rispetto. Perché la partita è giocata da loro, due donne intelligenti e determinate nelle cui vite la ragion di Stato e gli interessi personali si fondono, inevitabilmente ed inesorabilmente.
Donne osteggiate da uomini che escono da questo quadro con le ossa rotte, usati come pedine o sacrificati ai doveri della Corona. Oppure meri traditori affinché si ripristini l’ordine delle cose: perché una donna regina, nella cattolica Scozia, non è tollerabile.

La Rourke compie un lavoro eccellente a livello visivo, grazie ai costumi elaborati, alle bellissime location e alle scelte registiche pregiate: stupenda, ad esempio, la scena finale dell’incontro tra Maria ed Elisabetta o il gioco di veli che si ripropone spesso durante il film. Così come il montaggio durante la sequenza del parto di Maria, con il dolore ed il sangue della giovane sovrana contrapposto ad una Elisabetta, stanca e ancora convalescente dopo aver contratto il vaiolo, circondata dalle decorazioni delle sue composizioni floreali.

Margot Robbie è Elisabetta I, trasfigurata dal vaiolo

Un gran lavoro, quello di Josie Rourke, sicuramente supportato dalla sceneggiatura firmata da Beau Willimon (House of Cards), abituato a portare in scena intrighi di potere. Ma anche dalle  scelte indovinate per le due protagoniste: Saoirse Ronan è una Maria fiera e caparbia, saggia sebbene la giovane età la porti spesso a compiere scelte avventate. E possiamo dire che l’Australia abbia prodotto numerose Elisabetta di qualità, poiché dopo la leggendaria Elizabeth di Cate Blanchett, stavolta è Margot Robbie a vestire i pesanti panni della sovrana vergine, donandole profondità ed umanità.

In Maria Regina di Scozia emerge distinto e chiaro il ritratto di due donne lungimiranti e capaci di vedere oltre il momento storico in cui sono immerse. Due sovrane unite dall’essere depositarie, in paesi dove le lotte di religione trovano terreno fertile, di un pesante fardello: quello della corona, reso ancora più greve dal fatto di essere donne.
Fardello che ha permesso loro di essere consegnate alla Storia.