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Lo slasher in Italia: le origini e gli imperdibili

Slasher

Lo Slasher è un genere proficuo, unico e ancora oggi perseguito. Spesso le persone tendono a pensare che esso sia qualcosa di puramente commerciale o partorito da menti americane. Errato.

Lo Slasher ha avuto le sue vere e complete radici in Italia. L’italia ha avuto i propri tempi d’oro dal neorealismo ai giallo/thriller all’italiana di stampo settantiano e ottantiano. Questi ultimi hanno invaso e ammaliato il mondo e ciò capita ancora oggigiorno. Il cinema italiano è stato enorme non solo grazie ad autori come Fellini, Visconti, Antonioni, Scola, Petri, Risi, Rossellini e tanti altri maestri dell’epoca sacra. L’Italia non è soltanto amata, infatti, dal cinefilo e stereotipato Tarantino, che utilizza, omaggia e copia con genialità il cinema nostrano.

Il giallo all’italiana, infatti, è una perla nostrana invidiata ed estimata in tutto il mondo.

Slasher
Reazione a catena di Mario Bava.

Spesso il giallo è stato mescolato al thrilling (a volte per alcuni la differenza è sottile). Il primo probabilmente ad osare così tanto in Italia fu il romano Dario Argento dopo l’incipit di Mario Bava con La ragazza che sapeva troppo. Dario osò con la trilogia degli animali dal 1971 al 1973, che ebbe emulazioni da ogni regione e parte del mondo. Il thriller puro, di conseguenza, veniva mescolato successivamente al cinema d’orrore.

Mario Bava fu egli stesso il precursore italiano dello slasher con Sei donne per l’assassino del 1964 e Reazione a catena (1971).

A seguire si aggiunse Sergio Martino con Torso o I corpi presentano tracce di violenza carnale. Quest’ultimo, diede un’impronta più moderna al nuovo genere, ripreso e portato poi in voga a livello internazionale. Colui a cui si può attribuirne il successo è John Carpenter col suo Halloween, grazie al noto serial killer Michael Myers.

Slasher

Lo Slasher, sottogenere nato dalla fusione del thrilling e dell’orrore, ha però avuto basi con L’occhio che uccide (Michael Powell), Psycho (Alfred Hitchcock), M-Il mostro di Dusseldorf (Fritz Lang) e L’uomo Leopardo (Jacques Tourneur).

Tali basi, che erano appunto solo alcuni degli elementi che caratterizzano lo slasher, hanno aiutato la realizzazione del filone, coniato da Mario Bava e non, come si pensa erroneamente, da Carpenter, il quale l’ha reso popolare.

Lo Slasher non è così difficoltoso da proporre, ma deve seguire determinate regole per essere tale:

-la presenza di un serial killer.

-il killer è spesso mascherato.

-l’assassino deve uccidere molte persone, solitamente un gruppo di giovani ragazzi o di persone.

-gli omicidi devono avvenire in un’area delimitata.

-il maniaco omicida usa solitamente armi da taglio.

Slasher

Dall’epoca della nascita dello slasher, di film ne sono stati realizzati tanti. Anche le serie TV sono state incentrate e incantate da tale filone, come le recenti Scream (serie ispirata alla celebre saga slasher anni ’90 di Wes Craven) e SLASHER che, come suggerisce il titolo, è imperniato proprio su tale sottogenere.

 Per quanto vi siano gioielli del genere ma fatti in terre straniere, l’Italia ha le sue mosche bianche.

Se all’estero hanno Alice dolce Alice, Prom Night, The Burning, Madman, So cosa hai fatto, Urban Legend, Scream, La città che aveva paura, Nightmare (seppur di natura soprannaturale) e tanto altro, qui abbiamo qualcosina in più.

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Profondo Rosso ad esempio, capolavoro indiscusso di Dario Argento, presenta molti elementi dello slasher, assieme a Tenebre e Phenomena, ma è variegato e improntato sul giallo. Così anche Lo squartatore di New York di Lucio Fulci, che possiede elementi tipici dello slasher ma viene tutt’oggi considerato thriller.

Assieme anche i più horror Rosso Sangue  e La casa con la scala nel buio. Gli slasher puri italiani, tra i più affascinanti e riusciti, sono stati scelti a seconda di alcune caratteristiche.

Essi infatti sono dotati di killer mascherati come Jason Voorhes nella saga di Venerdì 13.

Ecco i 5 slasher imperdibili del cinema italiano.

Sei donne per l’assassino (1964)

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Slasher ma anche simbolo del giallo all’italiana, Sei donne per l’assassino è una delle opere più sofisticate e riuscite di Mario Bava. Cristiana, contessa, insieme a Massimo Morlacchi è proprietaria di un’atelier di moda. Da un giorno all’altro, una delle loro modelle viene strangolata. Questo darà inizio a una lunga lista di omicidi, in cui le vittime sono tutte le modelle che lavorano all’atelier.

Anche se Argento non l’ha mai confessato, sono chiari gli elementi di Bava che egli stesso ha ripreso in Profondo Rosso e nei suoi famosi thriller. I guanti dell’assassino, la giacca lunga, l’omicidio nella vasca, la morbosità.

Questo dimostra quanto Bava sia stato importante per la storia cinematografica.

La dama rossa uccide sette volte (1972)

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Film del 1972 di Emilio P. Miraglia, La dama rossa uccide sette volte è un gioiello italiano sottovalutato ma di estrema bellezza. Nonostante la trama più articolata, ritroviamo elementi puri dello slasher: un killer mascherato che ammazza in un’area delimitata con armi da taglio. L’assassino qui sembra legato alla leggenda di una Dama Rossa, che tornerà per reclamare vendetta contro la Dama Nera.

Una leggenda che pian piano, si addentrerà nella realtà, provocando terrore e bagni di sangue.

Torso (1973)

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I corpi presentano tracce di violenza carnale è forse il film più incisivo di Sergio Martino. Un killer spietato uccide una studentessa di Università a Perugia e il suo ragazzo. Tempo dopo, cominceranno pian piano a sparire altre giovani dell’edificio pubblico scolastico. Un killer miete terrore, riconoscibile soltanto da una maschera di tessuto bianco.

Nonostante gli ottimi Tutti i colori del buio, Lo strano vizio della signora Wardh e La coda dello scorpione, Torso rimane il film più iconico del regista.

Camping del terrore (1987)

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Ruggero Deodato, conosciuto dal pubblico principalmente per Cannibal Holocaust, usò qui lo stratagemma del campeggio come luogo orrifico, usato nei già citati Venerdì 13, The Burning, Madman e il geniale Sleepaway Camp.

Il campeggio è usato qui come tana di un killer violento e misterioso, quasi sovrumano.

Dopo un omicidio, un campeggio viene chiuso nonostante i gestori continuino a vivere lì. Il luogo è protagonista della leggenda di un vecchio sciamano, colui che, secondo tutti, è l’autore dei delitti.

Deliria (1987)

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Bloody Bird (Deliria) è forse il film più ipnotico e avvolgente della lista.

Michele Soavi all’epoca era un portento per il cinema. Con Dellamorte Dellamore fece quello che si può considerare l’ultimo grande capolavoro horror italiano. Degli attori stanno provando uno spettacolo musicale, ma non sanno che si è unito a loro, in costume, un pericoloso serial killer, Irving Wallace, pronto a farli fuori uno ad uno.