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L’inganno – la recensione

L’inaspettato arrivo di un soldato ferito a un collegio femminile in Virginia durante la guerra di secessione porta gelosia e tradimenti.

Premio della regia all’ultimo Festival di Cannes, arriva finalmente nelle nostre sale il dramma-thriller gotico “The Beguiled” (tradotto malamente da noi in “L’inganno) tratto dall’omonimo romanzo southern gothic scritto da Thomas P. Cullinan nel 1966 trasportato già sul grande schermo nel 1971 da Don Siegel in “La notte brava del soldato Jonathan” con Clint Eastwood.

Non fidatevi dal trailer con il suo montaggio adrenalinico! “L’inganno” è un dramma-thriller d’autore pragmatico, crudele, spietato dai toni e ritmi più calmi. E’ un grande film di equilibri che vengono spezzati.. cosa fare poi? continuare così o tornare alla tranquillità sicura di prima?
Kirsten Dunst e Colin Farrell

Interessante vedere la differenza di reazioni alla vista dell’uomo da parte delle donne di varie età, dalle più piccole che vengono attratte dalla novità alle più grandi che hanno diverse reazioni all’attrazione sessuale.

Vediamo da vicino quest’ultime parlando anche del cast: l’ottima Kirsten Dunst interpreta una sommessa Edwina che sente la mancanza del mondo esterno. Ha le spalle chiuse come se la routine le gravasse sopra. L’arrivo del bravo Colin Farrell lo vede in modo romantico sognando di andare via con lui. L’ipnotica ed eterea Elle Fanning interpreta la lolita Alicia che, come ogni adolescente ha voglia di sperimentare. Non pensa alle conseguenze, ma segue l’istinto. La divinamente perfetta Nicole Kidman è Miss Martha, la quale prende seriamente il suo compito di padrona di casa come se fosse la sua comfort zone. Vorrebbe cedere alla tentazione dell’uomo, ma prende seriamente il proprio compito usandolo per copertura, se così la possiamo chiamare, nelle sue sottili vendette con gli altri.

L'inganno

Le interpreti femminili sono tutte bravissime, dalla più piccola alla più grande e ognuna è perfettamente in luce e calata completamente nel proprio personaggio. Sicuramente sono in risalto il trio sublime Dunst-Fanning-Kidman descritto sopra.

La sceneggiatura è perfettamente a servizio della storia molto asciutta e non perde mai il focus sul nocciolo principale, lasciando in secondo piano altri dettagli che secondo la Coppola sono inutili. Ha degli scambi di battute deliziosamente perfidi, neri e spesso non vengono rivelate delle azioni lasciando libera interpretazione allo spettatore che si trova ad alloggiare in questa splendida location claustrofobica.

Per quanto riguarda la regia, che dire.. Sofia Coppola ha sempre dimostrato di lavorare non perché è figlia di, ma perché ha qualcosa da dire. Qui, pero’, troviamo una Coppola mai vista prima. Sempre elegante e raffinata nel dare attenzione agli sguardi, alle mani, ai tessuti, ai capelli, ma inaspettatamente sorprendente in questi toni gotici molto cupi. Poca luce, pochi campi larghi. Abbandona i colori pastello che l’hanno resa celebre e centra perfettamente il bersaglio passando al livello successivo da grande regista.

“L’inganno” è forse il suo film più autoriale e, forse, il suo film migliore. Potrebbe essere considerato il suo capolavoro come lo è “Bastardi senza gloria” per Quentin Tarantino. Un’opera spietata, cupa, claustrofobica perfetta sotto ogni punto di vista, dai costumi alla fotografia. Sicuramente tra i film migliori dell’anno.

Unico difetto? Finisce troppo presto.

VOTI FINALI
voto
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Redattore e Co-fondatore

Cantante lirico, attore, insegnante e... cinefilo! Amo il cinema in ogni suo genere con un'adorazione particolare per il cinema europeo specialmente britannico, visto che sono un sostenitore della scuola inglese. Molto spesso dalla parte opposta dei blockbuster e sulla strada degli indie e del cinema d’autore non solo di oggi... Pochi effetti speciali e molte emozioni!