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Le basi della paura: Alien (1979)

alien

L’11 Maggio esce Covenant, ultimo capitolo della saga dedicata ai pucciosi Xenomorfi.

Film, spin-off, fumetti, videogames sono proliferati, ma tutto è iniziato quasi 40 anni fa…

Ridley Scott ha senz’altro partorito uno tra i migliori film di fantascienza nella storia del cinema con il primo Alien. Cosa lo rende così immortale?

Alien è tetro, costantemente imperniato di un’atmosfera cupa e opprimente. Lontano anni luce dallo sci-fi fantasy e dalle astronavi scintillanti, il film si svolge nella Nostromo, più simile alla budella contorte di uno stomaco che a un mezzo spaziale (e d’altronde c’è lo zampino di H.R.Giger, come poteva essere altrimenti). Il gioco di luci e tenebre, gli spazi claustrofobici sono davvero suggestivi e trasmettono un costante senso di pericolo.

Altra caratteristica fondamentale è il ritmo: Alien si prende i suoi tempi, la scena clou del film arriva dopo quasi un’ora

the (in)famous chest buster

Nel mentre, si monta una tensione costante tra i membri dell’equipaggio; hanno tutti il loro minutaggio, e qui un’altra carta vincente: l’impianto corale, per buona parte del film, che non ti fa capire per un bel pezzo chi è il protagonista/eroe vero dell’ equipaggio.

C’è qualche indizio, certamente, su quanto sia tosta Ripley, ma non lo si vede arrivare in modo così banale come accade purtroppo oggi. E’ di recente Life, paradigma perfetto di pellicola, oltretutto di buona fattura, che deve tutto ad Alien e il cui confronto è impietoso. E come non parlare del cast in senso più ampio, dalle fisicità più credibili, genuine oserei dire: il risveglio dall’ ipersonno ci mostri uomini con pancetta, peluria e mutandoni; in Life il 99% dell’equipaggio sembra appena uscito da qualche rivista patinata.

Senza alcuna fretta, Alien costruisce un’angoscia atavica, giocando sulla paura dell’ignoto, buio e spazi angusti; a distanza di quasi 40 anni, gli effetti speciali restano assolutamente dignitosi, pur strappando qualche sorriso di fronte a tastiere e monitor a tubo catodico.

Certamente si potrebbe dire che chi è arrivato prima ha semplicemente dettato legge, e del resto anche Ridley Scott deve più di qualcosa a Terrore nello spazio di Mario Bava; la dura realtà è che negli anni a venire, tanto si è copiato, ispirato, e poco innovato.

E la seconda, dura realtà, è che l’estetica e il design di Giger erano unici e irripetibili: i totali riferimenti sessuali, tra mostri che fondono falli e vagine, in una plasticità senza tempo. Diverse le variazioni sul tema, ma dai condotti della nave che sembrano orifizi, al face-hugger che in sostanza è un incrocio tra un pene e una vagina zampe-munito. Che ti insemina dalla bocca.

E poi partorisci un baby-alieno fallico. Che da grande ha un fallo dentato al posto della lingua.

Violenza più profonda, oscura. l’alieno ti violenta per procreare, e il parto è mortale. Se non sei un’incubatrice, sei vittima di un essere enorme, pieno di protuberanze affilate, che ha acido al posto del sangue e non conosce pietà. E senza occhi, così che tu non abbia idea di dove guardi.

Cosa c’è dopo Alien? Escludendo semplicemente tutto il resto del cinema di genere, vi è un seguito di assoluto livello, che vira sapientemente su tutt’altro genere ma mantenendo la paura al centro; gli altri capitoli della saga sono stati capaci di portare interessanti spunti sul tema: giocando con ideologie religiose (nel terzo) o col DNA e carattere stesso della protagonista in un ambiguo legame sempre più stretto tra Ripley e Xenomorfi (quarto), ma perdendo l’equilibrio filmico dei primi due.

Giunti ai giorni nostri, con Covenant imminente, val la pena spendere due parole per Prometheus. Anche qui, una piacevole manipolazione del bestiario di partenza, ma che funge come base per un’espansione della mitologia al di là di quanto visto finora. Abbiamo nuovi personaggi e un solo, vasto, difetto: gettare domande su domande, come se il film avesse avuto tutta la vita per rispondere. E invece no, sono gli anni 2010 e si ragiona in ottica seriale anche al cinema.

Ma tante contraddizioni non bastano a distogliere lo sguardo a suggestive visioni ed ambientazioni, a scene raccapriccianti di una violenza estrema e a una fantascienza dura e pura. Tutt’altro che banale aver tutto questo, di nuovo in sala.

Per mano di Ridley Scott, oltre tutto.

 

 

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.