Home recensioni commedia Lady Bird – La recensione

Lady Bird – La recensione

Lady Bird

“Anybody who talks about California hedonism has never spent a Christmas in Sacramento”. Inizia con questa citazione della scrittrice Joan Didion Lady Bird, opera prima da regista dell’attrice e sceneggiatrice Greta Gerwing, un atto d’amore e di odio verso la città californiana.

Christine “Lady Bird” McPherson è una ragazza difficile che vive nella parte povera di Sacramento, ha una migliore amica ed è costretta a frequentare una scuola cattolica. Membro di una famiglia in crisi economica, sogna di scappare a New York per frequentare il college ed alimentare la sua verve artistica. In questa lotta è assecondata dal comprensivo padre ed ostacolata dalla madre, donna dal carattere deciso che fa di tutto per metterla di fronte alla realtà e per farle mantenere i piedi ben piantati a terra.

Christine, ragazza anticonvenzionale, non accetta le etichette e trova stupido farsi chiamare con un nome che le è stato dato da altri. È per questo che si fa chiamare da tutti Lady Bird, rifiutando il suo nome di battesimo. Il suo è un segno di indipendenza, di rottura, di voler vivere come si vuole senza rendere conto ad altri. È segno di distacco, un distacco metaforico e fisico di chi, soprattutto negli Stati Uniti, lascia la propria famiglia e città natale per partire verso il collage approdando definitivamente all’età adulta.

Lady bird

In buona parte autobiografico, l’attrice Greta Gerwing (nata e cresciuta proprio lì a Sacramento) sceglie il più classico dei coming of age per il suo debutto alla regia. Evitando però i classici archetipi del genere, ribaltandone gli stereotipi e pervadendo il film di un tono e di un ritmo da commedia a cui è difficile sottrarsi e rimanerne indifferenti.

Con lo stesso occhio con cui il suo compagno Noah Baumbach la seguiva in Frances Ha, Greta Gerwing segue la sua Lady Bird. Provandone lo stesso affetto per una ragazza a volte antipatica, egoista e un po’ superficiale ma con gli occhi pieni di sogni e passione che sta cercando di trovare il proprio posto nel mondo. Non sfociando mai nel sentimentalismo gratuito opta per una prosa schietta e scarna aiutata da quel tono leggero che fino all’ultimo tiene in bilico la pellicola.

Forse è vero che le candidature di Lady Bird siano risultate a qualcuno un po’ politiche visti i recenti scandali che imperversano ad Hollywood.  Però fa piacere pensare che l’Academy abbia riconosciuto il giusto talento ad una donna che ha scritto e diretto veramente un bel film sull’adolescenza, una piccola gemma che non ha pretese di cambiare il mondo ma che si mette a nudo e ricorda quanto sia dura diventare adulti.


Una curiosità: il film ha detenuto per parecchio tempo il record per il più alto numero di recensioni positive su Rotten Tomatoes, ben il 100%. Nel dicembre scorso però la pellicola ha perso tale record per via di una recensione negativa. Oggi il film ha una percentuale di gradimento del 99%.

VOTI FINALI
voto
Articolo precedenteOscar 2018: Le curiosità dei nove contendenti a miglior film
Articolo successivoLa Fox annuncia la cancellazione ufficiale di Wayward Pines dopo la seconda stagione
Chief editor e Co-fondatore

Cresciuto a massicce dosi di cinema, fin da giovane età veniva costretto dal padre a maratone e maratone di Spaghetti-Western. Leggenda narra che la prima frase di senso compiuto che uscì dalla sua bocca fu: “Ehi, Biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima……” Con il passare del tempo si è evoluto a quello che è oggi: un cinefilo onnivoro appassionato di cinema in ogni sua forma che sia d’intrattenimento, d’autore o l’indie più estremo. Conteso da “Empire”, “The Hollywood Reporter”, “Rolling Stone”, ha scelto Jamovie perché, semplicemente, il migliore tra tutti.