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La ballata di Charley Thompson

“Io sono una montagna, io sono un albero alto, io sono un vento rapido che spazza il paese”.

Non sarebbe poi tanto sbagliato riassumere Charley Thompson con questa frase di R. Kelly. Ci arriveremo.

Partiamo dal principio, dal romanzo La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin, anche se il titolo originale, tanto del libro che del film, è “Lean on pete”. Una differenza non da poco.

Portland, Washington. Charley è un 16nne che si allena ogni giorno e vuole solo giocare a football. La madre ha abbandonato lui e il padre anni prima. Il ragazzo passa la sua estate in un ippodromo, stringendo amicizia con un vecchio cavallo di nome Lean on Pete. I due diventano subito “complici”, in un mondo di grezzi blue-collar worker. La sua vita però cambia drasticamente quando il padre, perenne calamita di guai, muore dopo un’azzuffata. Quasi contemporaneamente il suo cavallo preferito perde l’ennesima gara e viene così destinato al macello in Messico. A Charley non resta che fuggire con l’animale e vivendo di espedienti e furtarelli, attraversare mezzo paese, per arrivare da sua zia.

Charley Thompson/ Lean on Pete sceneggiato e diretto da Andrew Haigh è il terzo film del regista britannico, che nella sua carriera si è occupato principalmente di tematiche legate all’omosessualità, come con Greek Pete e Weekend. Poi il successo internazionale con 45 anni interpretato da Charlotte Rampling e Tom Courtenay, che ha vinto l’Orso d’argento per la migliore interpretazione femminile e maschile al Festival di Berlino 2015 (oltre alla candidatura all’Oscar).

Sorprende quindi ritrovare l’autore alle prese con questa storia, sulla falsa riga di un melò disneyano. Haigh ha infatti il merito principale di trasformare una storiella, semplice e consolatoria, in un’opera asciutta e diretta. Un on the road che parla allo spettatore senza giri di parole, che non cerca di commuoverlo ma ci riesce. Colpisce la sobria interpretazione del giovane Charlie Plummer, già visto in Boardwalk Empire e in Tutti i Soldi del mondo. Sorprende anche il cast che gira intorno al protagonista, attori navigati come Steve Buscemi, Chloë Sevigny e Steve Zahn.

Dopo un lungo e doloroso viaggio, che diventa per l’autore un ottimo espediente per ritrarre con timide ma nitide pennellate gli States, Charley finalmente troverà la zia. Con lei ricomincerà a vivere come dovrebbe fare un ragazzo della sua età, forte di aver combattuto duramente per ottenere questa nuova vita.

A questo giovane eroe, a questo instancabile combattente, Andrew Haigh dedica il meraviglioso e delicato finale sulle note di The World’s Greatest, come dicevamo all’inizio, scritta da R. Kelly in onore di Muhammad Ali, ma proposta nella versione folk di Bonnie Prince Billy alias Will Oldham, uno che di cinema ne sa qualche cosa, forte delle sue innumerevoli interpretazioni come il recente A Ghost Story di David Lowery.

Una bella storia per tutta la famiglia con una raffinata firma autoriale.