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Joan Crawford: la strega di Hollywood

C’è un volto nella storia del cinema che ha ispirato quello della strega Grimilde nel film Disney Biancaneve e i sette nani e quello di Crudelia De Mon, ne La carica dei 101.

Ma questa storia inizia molto prima e per l’esattezza nel 1904, quando quei lineamenti duri, quasi perfidi, appartenevano a Lucille Le Sueur, che all’epoca era solo una bella e dolcissima bambina e sognava di fare la ballerina.

Un giorno per colpa di un profondo taglio al piede causato da una bottiglia di latte rotta, fu sottoposta a sei interventi chirurgici. Le sue aspirazioni sfumarono così per sempre. A 11 anni Lucille subiva quotidianamente abusi sessuali dal suo patrigno Henry, fino a quando la madre non divorziò dall’uomo, abbandonando per sempre San Antonio.

A quel punto l’unico posto giusto per una giovane diva, inquieta e talentuosa come Lucille, poteva essere solo uno: Hollywood.

La carriera della ragazza decollò a fatica e dopo tanta gavetta e molti compromessi, tra i quali quello di cambiare nome ed è così che Lucille Le Sueur divenne Joan Crawford. Venne presto messa sotto contratto dalla MGM e risale ad allora la frase della sceneggiatrice Frederica Sagor Maas: “Nessuno ha deciso di far diventare Joan Crawford una star, Joan Crawford è diventata una star perché Joan Crawford ha deciso di diventare una star.” Nel 1926 Joan fu nominata una delle WAMPAS Baby Stars insieme a Mary Astor, Dolores del Río, Janet Gaynor e Fay Wray. Pian piano le sue parti divennero sempre più importanti e i suoi partner professionali, sempre più celebri.

Era il periodo d’oro di Hollywood. Ma erano anche gli anni del passaggio dalla Silent Era al sonoro. A differenza di molte sue colleghe, dopo tante lezioni per togliere il suo spiccato accento texano Lucille/Joan riuscì a sopravvivere anche al passaggio al sonoro. Tra le sue interpretazioni memorabili degli anni 30, si ricordano Grand Hotel (1932), La danza di Venere (1933) e Donne (1939).

Grandi registi, grandi interpreti e grandi storie. Era diventata una diva a dispetto di quella bottiglia di latte rotta sul pavimento della casa di un patrigno aguzzino.

Nel 1939 ci fu però un’inaspettata svolta professionale. Viste le sue precedenti collaborazioni con Clark Gable, le venne offerta la parte di Rossella O’Hara in Via col Vento. Non si sa bene il perché ma Joan non si presentò al provino e dopo un lungo e travagliato casting, la parte andò alla semi sconosciuta Vivien Leigh.

L’inaspettato successo internazionale del colossal, fu per Joan come una sorta di maledizione e l’inizio di un lungo periodo di insuccessi e depressione personale. Tutto sembrava far pensare alla fine di una carriera. In quegli anni basta un attimo, un errore o un film sbagliato. Joan risolse anche il suo contratto con la MGM. Poi però le venne proposta la parte per il ruolo principale in Il romanzo di Mildred(1945), ma il regista Michael Curtiz non voleva che la Crawford recitasse nel film, esercitando pressioni per Barbara Stanwyck. Curtiz arrivò a dire “perché dovrei sprecare il mio tempo dirigendo il passato?“ Ma la Warner Bros però credeva ancora nella diva e Curtiz chiese a Crawford di dimostrare la sua idoneità facendo un provino. Joan sfoderò il suo fascino e le sue doti, ottenendo in un sol colpo, la fiducia di Curtiz, la parte nel film e il suo primo ed unico Oscar come miglior attrice.

La Crawford era di nuovo sulla cresta dell’onda.

Negli anni successivi l’attrice interpretò memorabili film come L’amante immortale di Otto Preminger (1947), Johnny Guitar di Nicholas Ray (1954) e Che fine ha fatto Baby Jane?di Robert Aldrich (1962).

Il declino e la morte della Crawford sono cose che importano poco, anche perché una diva non muore mai.