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Intervista al regista Joe Pastore!

Buongiorno Giorgio! Con quali film e in che periodo della tua vita nasce la passione per il cinema?

Buongiorno. Ho sempre avuto una grande passione per il cinema. Devo ciò principalmente a mio padre, che già prima di me aveva questa passione e che mi indirizzò fin da piccolo, scegliendo per me alcuni grandi film. I miei modelli di riferimento sono sempre stati Steven Spielberg e George Lucas. Se sono diventato quello che sono lo devo a film come “Indiana Jones” e “Star Wars”.

Ho sempre amato il fantasy e la fantascienza, perché il cinema deve farci sognare e quei generi ci riescono perfettamente. Ci mostrano scenari e mondi che probabilmente non avremo mai modo di vedere nella nostra vita reale. Non mi piacciono invece i film privi di un lieto fine. Già la vita spesso è un dramma. Almeno il cinema, dovrebbe solo farci sognare e regalarci storie fantastiche.

Già dai tempi delle scuole hai cominciato a girare film, addirittura 3 lungometraggi!! Ce ne puoi parlare?

Negli anni delle scuole superiori ero un ragazzo come tanti. Non mi piaceva molto studiare e non mi interessava particolarmente diventare un geometra. Infatti, ho seguito tutt’altra strada. Quando ci si iscrive, spesso non si hanno le idee chiare di quello che si vorrebbe fare “da grandi”. Ero al quarto anno, quando proposi al mio preside di realizzare un lungometraggio, con la scusa e il buon proposito di mostrare certi ambienti scolastici e, così facendo, promuovere l’istituto, nell’ambito di un progetto extrascolastico. Così, dopo aver scritto una sceneggiatura (con la macchina da scrivere, perché al tempo non esisteva ancora il computer…era il 1994!), dopo un casting ambientato nell’atrio principale, dopo aver scelto gli attori e trovato le locations, iniziammo le riprese di “Cari Amici”.

Devo ammettere che questo non era il mio primo lungometraggio, perché in estate, quando da ragazzino andavo in vacanza coi miei, mi portavo sempre dietro una videocamera. Già in prima superiore, io e il mio amico Max Pozzi avevamo realizzato nella sua villa di Gravedona un film horror. Seppur ingenuo dopotutto, durava un’ora e venti e conteneva musiche originali del sottoscritto. Attenzione, ripeto, non esisteva ancora il computer. Sia questo film, sia altri realizzati in seguito, sia i cortometraggi, sia Cari Amici, sia il lungometraggio prodotto l’anno seguente sono tutti stati montati con mixer analogici e videoregistratori Super VHS. Già solo questa sarebbe un’impresa da Oscar.

Mi viene da sorridere, ogni volta che ci penso, ed ogni volta che penso ai passi da gigante che ha compiuto la tecnologia in questi ultimi vent’anni. Mi ritengo fortunato, perché io, assieme a molti altri miei coetanei, abbiamo avuto il privilegio di assistere a un cambiamento epocale. Essendo del 1976, la nascita del pc e la comparsa dei telefonini cellulari, e poi degli smartphone. Quando andavo alle superiori c’erano ancora le cabine telefoniche. Ora invece, siamo così dipendenti da questa teconolgia. Ritornando ai lungometraggi girati in quegli anni, nel 1994 realizzai “Cari Amici”. Fu un piccolo grande successo. Il preside organizzò dei pullman e a turni, tutta la scuola venne portata in un cinema di Seregno per assistere a più proiezioni del film.

Ricevetti molti applausi e una coppa a fine anno, come “miglior regista”. Le piccole soddisfazioni della vita! Visto il successo di quel primo film scolastico e dopo aver prodotto alcuni video di presentazione dell’istituto, l’anno dopo ci abbiamo riprovato, dando vita a “Silvia, un Grido nella Notte”. Un lungometraggio più complesso. Un thriller che, da sceneggiatura, presentava inseguimenti e…automobili che uscivano di strada e prendevano fuoco. Solo ora, col senno di poi, mi rendo conto di quanto fossi “folle”, ma in senso buono. Lo sono ancora, attenzione! Ma almeno, non brucio più veramente automobili. Ora esistono i visual effects e ci pensano i computer a farlo per noi. A parte questo, per realizzare quella scena rischiai guai con la polizia.

Per fortuna avevo avvisato il sindaco del paese e la polizia municipale. Ricordo ancora con piacere quell’episodio e spesso mi capita di raccontarlo ai miei amici. Dopo aver preso un’auto dal rottamaio, la portammo in un campo e ci preparammo a darle fuoco per girare la scena. Ma qualcuno, preoccupato che volessimo far sparire chissà quali prove scottanti, chiamò le autorità.

Fu divertente, spiegare all’agente di turno che si trattava solo delle riprese di un film. La cosa più bella è che, dopo un primo momento di smarrimento, questi chiamò i suoi colleghi e nel giro di una decina di minuti, comparvero attorno all’appezzamento di terreno almeno tre autocisterne dei vigili del fuoco. Mi diedero un altoparlante e chiesero di partecipare al film. I pompieri accendevano e spegnevano il fuoco a comando. A mio comando. Quel giorno, mi sentii davvero un piccolo Spielberg!

Hai diretto moltissimi corti nella tua carriera. Qual’è il corto al quale sei più affezionato?

Non ce n’è uno in particolare. Ognuno di essi ha un certo valore per me e presenta una storia diversa. Da “Xoom” a “Sphaera”, da “Il Giardino degli Eguali” a “Cagliostro” o “Love is All“. In tutti i miei corti cerco di trasmettere alla gente, al mio pubblico, dei messaggi. Sempre più i miei progetti, anche futuri, avranno il merito di trasmettere importanti insegnamenti di vita. Uno dei miei desideri più grandi è quello di cambiare il mondo, in meglio ovviamente. E ci sto lavorando, per mezzo dei miei cortometraggi, dei miei lunghi e dei miei libri.

Hai anche un’attività professionale dove aiuti le persone, un pò in tutti i comparti tecnici, a realizzare i loro cortometraggi…

Mi rendo disponibile come attore, ma preferisco essere doppiato, in quanto non ho ancora avuto il tempo di studiare dizione come si deve, e come compositore di colonne sonore. Di recente ho lavorato alle musiche di un cortometraggio del regista Luca Rossetti, nato come esperto di visual effects per l’industria di Hollywood e non solo. Ovviamente, i cortometraggi non portano guadagno, ma sono importanti biglietti da visita, utili a mostrare agli addetti ai lavori quanto vali.

Non sei solo un regista e uno sceneggiatore, ma anche un musicista. Ti va di raccontarci del tuo amore per la musica e delle tue esperienze professionali in questo settore?

Come per i film, iniziai a suonare la “pianola” piccolissimo. Se ben ricordo, non avevo nemmeno dieci anni. Questo mi portò ad avere un provvidenziale orecchio musicale o, forse, già ce l’avevo. Non so. Ad ogni modo, questo mi fu molto utile e ancora oggi, lo possiedo. Ho sempre avuto passione per la musica. Fino al 1991 ho sempre ascoltato e preferito la musica classica e quella da film. Questo mi è servito, perché mi ha impostato e mi ha permesso di dare vita, anni dopo, a colonne sonore sinfoniche.

Ho anche suonato chitarra elettrica, tastiera, basso e cantato in diversi gruppi e sono passato dal genere hard rock al metal al gothic al black metal. Ho sempre trovato interessante approfondire conoscenze musicali di vario tipo. Su Youtube ho sia un canale come regista (“director joe pastore”) sia un canale come compositore (“composer joe pastore”). Praticare l’arte cinematografica mi permette di dedicarmi alla scrittura (sceneggiatura), alla regia e alla musica (realizzazione della colonna sonora). Tutto questo nello stesso tempo. Si può dire che, in questo, il cinema sia una forma d’arte pressoché completa.

Ci puoi parlare del tuo ruolo nel programma televisivo di AXN “Gametime”?

Ho lavorato per diversi anni assieme al mio amico Max Pozzi nella realizzazione del format televisivo Gametime. Io, assieme ad altri, mi sono sempre occupato del montaggio video. Nel corso degli anni, ho montato decine di servizi inerenti il mondo dei videogames. È stato divertente e sicuramente un’esperienza formativa. Se oggi posso dire di essere un bravo montatore video, lo devo anche e soprattutto a Max Pozzi e al fatto che molto spesso ho lavorato per lui.

So che già da tempo hai una solida collaborazione artistica con l’attore Luca Gatta…

Ho conosciuto Luca nel 2010. Lui aveva visto il mio mediometraggio Aminta’s Poem e ne era rimasto affascinato. Così, venne ad un casting. La sera stessa, uscimmo a cena, assieme ad altri attori e amici, così mi parlò della sua passione per “Star Trek” e “Ritorno al Futuro”, due saghe tra le mie preferite. Vidi fin da subito in lui la figura dello scienziato che cercavo, così lo reclutai. Ancora oggi, collaboriamo a progetti comuni e siamo grandi amici. Tra l’altro, non lo stimo solo come attore, in quanto Luca Gatta è anche un ottimo doppiatore.

Ci racconti nei dettagli come è nato il progetto della bellissima web-serie LINKS?

Reduce dalle serie “Lost” e “Doctor Who”, mi misi in testa di dare all’Italia una web serie di fantascienza. Di recente, avevo anche visto “Freaks” e capii che anch’io potevo creare qualcosa di interessante. Dapprima, realizzai un cortometraggio, “Xoom”. Questo è il nome di un “controllore del tempo”, interpretato dall’amico Elia Ducci. In seguito, pensai di inserire questo personaggio in un contesto più ampio, connesso oltretutto all’universo di “TTT, Time Travels for Tourista – il Temponauta”, un mio romanzo di fantascienza, pubblicato nel 2009 per Eremon Edizioni.

Nel libro, dichiaravo l’esistenza delle fantascientifiche organizzazioni TTT, che organizzerà nel futuro viaggi nel tempo per turisti e ricercatori, e della TTA, la Time Travels Agency, che si occuperà di controllare il regolare svolgimento di questi viaggi. Xoom è un membro della TTA e, di tanto in tanto, si ritrova in missione nel XXI secolo. Qui, fa la conoscenza di Nikolai Vardoz, un eccentrico scienziato, e dell’ingenua Chiara. Chiara, nel corso degli anni, smetterà di essere così ingenua e prenderà coscienza dei propri poteri. “Links the web series” è incentrata proprio sulle avventure di questi tre personaggi. Abbiamo realizzato, con un budget quasi inesistente, 12 episodi da 20 minuti ognuno nella prima stagione e 15 episodi da trenta minuti ognuno nella seconda stagione.

Ovviamente, visto che l’esperienza insegna, la seconda stagione è qualitativamente migliore rispetto alla prima, tuttavia, ho notato, c’è chi preferisce ugualmente la prima. Questione di gusti. Tuttavia, la realizzazione della seconda stagione è stato un qualcosa di epico. Ci abbiamo lavorato in più di cento persone. Non è stato facile organizzare il tutto, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Ed oggi, siamo al terzo capitolo della serie, “Stargods”.

Si tratta però di un lungometraggio indipendente, della durata di un paio d’ore. Ci stiamo ancora lavorando: uscirà entro la fine del 2017. Uscirebbe anche prima, se nella vita facessi solo questo. Ma sono anche un insegnante di Lettere e Storia, in una scuola paritaria secondaria di secondo grado. Con “Stargods” abbiamo voluto in parte anche distaccarci dal filone narrativo delle prime due stagioni per permettere anche al “nuovo pubblico” di godersi il film, senza aver mai visto nulla inerente “Links”.

Sei anche uno scrittore! Ci puoi dire qualcosa a riguardo?

Oltre a “TTT, Time Travels for Tourista, il Temponauta”, di cui vi ho già parlato, ho pubblicato anche altri libri, soprattutto di saggistica, dedicati al mondo del mistero. Nello specifico, “Dei del Cielo Dei della Terra”, del 2008 (Eremon Edizioni). Tratta della genesi dell’umanità rivista in chiave aliena, una decina d’anni in anticipo rispetto al venerato Biglino.

Il mio secondo libro è stato “La Ricerca della Pietra Filosofale” (Eremon Edizioni). E’ dedicato a tutti quei turisti, stanchi dei soliti itinerari e desiderosi di avventurarsi in percorsi dal sapore esoterico ed alchemico negli oscuri vicoli della nostra bella Italia. Ho fatto stampare anche “Nephilim”, un altro romanzo di fantascienza. E ne ho molti altri ancora da pubblicare, nel famoso “cassetto”. Attendo solo di trovare editori disposti a farlo. Di recente, ho iniziato una collaborazione con Enigma Edizioni, che mi ha distribuito “America Precolombiana, Storia, Enigmi e Misteri”, uscito nel 2016.

Quali sono i tuoi film horror preferiti? Tra questi, quali quelli italiani?

Ho rivisto e apprezzato meglio la saga di “Saw, l’enigmista”. Mi piace l’idea di creare un mega-film, composto da più film, perfettamente collegati gli uni agli altri. Stessa sensazione gradevole che mi ha dato “Paranormal Activity”. Mi piace anche molto la saga di “Insidious”. Sono film fatti molto bene, a mio avviso. Ma sicuramente, è questione di gusti.

Quello che piace a me non piace ad altri, e viceversa. Una cosa è certa: prima o poi, mi dedicherò anch’io all’horror. A tal proposito, ho un bel progetto in cantiere, ma prima di metterci mano. Vorrei prima portare a termine i lavori già iniziati. Mi riferisco a “Stargods”, ma anche un altro lungometraggio di fantascienza, “Intervista con l’Alieno”. Anche quest’ultimo sarà pronto entro la fine del 2017.

Riguardo il genere sci-fi, quali sono le pellicole che hai amato maggiormente?

Oltre la già citata saga di “Star Wars”, oltre a “Ritorno al Futuro”, direi che ho sempre amato la fantascienza in genere. Per gli amanti del genere, consiglio di vedere “The Time Machine”, “Moon”, “John Carter”, i vari “Star Trek”, “E.T.”, il recente “Interstellar” e molti altri ancora. Ci sarebbe da scriverci un libro!

A quali progetti stai lavorando ora? Parlo dei progetti come regista…

Attualmente sto lavorando alla post-produzione di “Stargods” e di “Intervista con l’Alieno”. Il primo, come già detto, è il terzo capitolo di “Links the web series”, ma anche chi non ha seguito la serie potrà vederlo e apprezzarlo. L’argomento? Si parte dal ritrovamento, sotto al Duomo di Milano, durante i lavori di ampliamento della metropolitana, di un’antica astronave aliena. Interessante, no? Il secondo lungometraggio a cui sto lavorando è “Intervista con l’Alieno”.

Per la realizzazione dello stesso, mi sono ispirato a una reale intervista, fatta dal sottoscritto nel 2008, a un personaggio che andava affermando di essere un alieno. Mi invitarono anche in televisione per parlarne. Fui ospite al “Bivio”, la trasmissione condotta da Ruggeri e che, in seguito, divenne “Mistero”. In realtà, l’ “alieno” intervistato era una persona comune, seppur fossero molto intriganti le risposte che dava. Tant’è che l’intervista è ancora presente online, nel sito del CROP (www.croponline.org), un portale di misteri che gestisco, un’associazione culturale di cui sono ancora oggi presidente. Quindi, il film si ispira a questa intervista.

Contemporaneamente sto già meditando su altri progetti cinematografici a cui vorrei mettere mano nei prossimi mesi, ma è ancora troppo presto per parlarne. Nel caso vogliate saperne di più, vi ricordo di consultare le mie pagine facebook (cercando “Joe Pastore”, “Giorgio Pastore”, “Astra Films”, “Links the web series”, “Links the web series 2”, “Stargods”, “Intervista con l’alieno”). Nonché i miei siti web: www.joepastore.com e www.linksthewebseries.com

Un caloroso saluto a tutti e… buona visione!