Home Rubriche I nostri ragazzi (2014)

I nostri ragazzi (2014)

Dopo aver ben figurato con Gli Equilibristi, sua ultima pellicola con una grande interpretazione di Valerio Mastrandrea, il regista Ivan di Matteo azzecca anche il suo ultimo film, presentata al Festival di Venezia 2014 nelle Giornate degli Autori.
Il titolo è I nostri ragazzi, e sui temi ed i significati di questa opera potremmo stare e discutere per ore.


Due famiglie al centro di tutto, non così diverse dal punto di vista della situazione economica, anche se una vive meglio dell’altra.
La più abbiente è quella formata dall’avvocato Massimo (Alessandro Gassmann), la sua compagna Sofia (Barbora Bobuľová) e la giovane Benedetta (
Rosabell Laurenti Sellers).
L’altra, quella più povera è composta dal pediatra Paolo (Luigi Lo Cascio), sua moglie Chiara (Giovanna Mezzogiorno) ed il loro figlio Michele (Jacopo Olmo Antinori).

Massimo e Paolo sono fratelli, ma tra di loro, e specie tra le due loro signore, non sembra scorrere buon sangue.


Cosa molto evidente nell’odiata e ordinaria cena mensile che i quattro fanno più per abitudine che per voglia di stare insieme.
Un rapporto migliore sembra ce l’abbiano Benedetta, classica figlia di papà, bella e viziata, e Michele, tipo alquanto particolare e con la fissa del videogioco e qualche problema di
socializzazione.

La cena tanto odiata

Un giorno ad una festa i due fanno quella che potremmo definire ……..una grandissima cazzata.
E da li in poi, la loro situazione, e quella delle due famiglie non sarà più la stessa.

Ivan di Matteo con il suo film ci mette di fronte a tutta l’ipocrisia che albera in molte famiglie, specialmente quando si è soliti fare confronti tra i propri figli e quelli degli altri. Un fattaccio, due adolescenti, due famiglie che devono decidere cosa fare.
Sarebbe tutto più semplice se i ragazzi fossero figli altrui, ma quando sono i tuoi, cosa fai? Fai prevalere l’istinto di genitore (aiuto mio figlio ad oltranza), o quello di educatore, che sembra più cinico ma che forse può aiutare il tuo pargolo a responsabilizzarsi e a farsi le ossa?

Non è una risposta e una situazione facile, affatto.


Ed infatti questo nella pellicola lo vediamo in maniera preponderante nelle figure dei genitori dei ragazzi.
Specialmente in quelle dei due padri Massimo e Paolo, che rimarranno sempre su posizioni differenti dettate anche dal loro modo di essere e dal loro lavoro, che impone ad entrambi una certa etica.

E lo vediamo anche in quello di Chiara (Sofia rimane più distante dalla faccenda, ma è quello i suo ruolo).

I due fratelli

Le interpretazioni di Lo Cascio, Gassmann e della Mezzogiorno sono assolutamente sopra la sufficienza, molto molto buone.
Gassmann in particolare è il personaggio che più si trasforma e si mette in gioco con l’avanzare della storia.
Un dramma familiare che già avevamo assaporato con Il capitale umano, ma che con il film di Virzì non condivide la stessa struttura narrativa.

Se da un lato però il lungometraggio focalizza l’attenzione sul ruolo dei genitori nell’educazione dei figli, un messaggio di Matteo lo lancia anche a quella che è la generazione dei lobotomizzati dei social network.


Una generazione assolutamente non in grado di assumersi le proprie responsabilità e che scherza anche su cose che sono molto importanti e delicate.
Come se tutto fosse un gioco.
Ed ecco allora che sia genitori e figli sono al contempo vittime e carnefici di loro stessi in un nucleo familiare non più solido ma pieno di incomprensioni e crepe, nucleo che i Greci, seppur in maniera più surreale hanno già messo in discussione da anni in capolavori come Dogtooth e Miss Violence, ma questa è un’ altra storia.

I due giovani protagonisti

Il finale è l’ottima conclusione di questo dramma di due famiglie che se già non erano un gran che in sintonia finiranno con l’esserlo molto molto meno.
L’atmosfera cupa la si vede in maniera molto chiara.
Il regista tuttavia si sofferma molto sulla reazione dei genitori e sulle loro decisioni / indecisioni dopo il fattaccio compiuto dai loro figli.
Tuttavia non va a scavare molto sul motivo che ha spinto i ragazzi a compiere tale gesto.

Ma forse questo è voluto.
Si perchè se una generazione, quella di Michele e Benedetta, deve passare per essere una generazione priva di idee e di carattere, allora non c’è affatto nulla da spiegare.
C’è solo da interrogarsi e riflettere su quale deriva, non molto rassicurante i nostri figli stanno prendendo, per colpa nostra, ma anche loro.

La storia è ispirata al libro di Herman Koch , La Cena e pur senza aver vinto nessun titolo, ha ottenuto una nomination alla miglior regia ai David di Donatello 2014 e altre quattro ai Nastri d’Argento sempre dello stesso anno ed una ai Ciak d’Oro.
L’unico premio portato a casa dalla pellicola è stato quello consegnato a Barbara Bobuľová dalla Federazione Italiana Film d’Essai nel 2014 per la miglior interpretazione femminile.