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Venezia 74: Human Flow – La Recensione

Sezione: Concorso


C’è una scena piuttosto significativa in questo Human Flow.
Un drone si cala in ciò che si rivela essere l’ordinato filare di tende di un campo profughi.
Scende in quel brulicare di vita, tra curiosità e risate, fino a posarsi sul cemento come un insetto stanco.

E anche noi, proprio come quel drone, atterriamo nel mezzo di una catastrofe umana grazie a questo documentario del regista e attivista cinese Ai Weiwei.
Weiwei tocca 23 paesi, facendoci immergere nelle acque gelide degli sbarchi a Lesbo, nelle traversate del Mediterraneo e nella speranza di raggiungere l’Europa che si infrange nelle barriere di filo spinato ai confini con l’Ungheria o con la Macedonia.
Ma c’è anche la Birmania, il Bangladesh e Gaza in questa opera, che snocciolando cifre tenta di associare una dimensione numerica alle terribili immagini dei campi profughi sovraffollati o improvvisati, dove le persone in cerca di un futuro migliore vedono quest’ultimo svanire insieme a speranze e dignità.

Attraverso più medium – spesso vediamo il regista riprendere immagini con il proprio iPhone –  Weiwei cerca di dare un ritratto asciutto e obiettivo a questa marea umana.
Marea umana che, ad ogni angolo del mondo,  confluisce nelle 65 milioni di persone che scappano da guerre, fame e carestie.
Attraversiamo i campi profughi in Giordania, paese che ha un programma d’eccellenza per trattamento dei rifugiati.
Ma vediamo anche le tendopoli  e il fango del campo di Idomeni, simbolo di un’Europa che ha fallito miseramente nel suo programma di accoglienza.

Nelle immagini dei pozzi di petrolio che bruciano in Iraq, o dell’enorme quantità di giubbetti di salvataggio abbandonati sulle spiagge greche, Human Flow ci pone davanti a molteplici sguardi.
Sguardi di uomini, donne e bambini senza più certezze ma con in mano solo i residui di un’esistenza perduta. Chiedendoci di riflettere sul disastro di un esodo biblico verso cui non si prova ormai più empatia, ma volte solo fastidio.

E chiedendoci, soprattutto, di tornare umani.

Articolo a cura de: La Sposa