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La meute a.k.a. The Pack (2010)

E’ da parecchio tempo, e da parecchie recensioni che ritengo i francesi i migliori sulla piazza, negli ultimi anni, per quanto riguarda il genere horror. Con pellicole come Alta tensione, Frontiers, A l’interieur, e il capolavoro Martyrs si può non dormire per più di un anno, e quando un horror fa questo ha colpito nel segno.
Era inevitabile quindi che prima o poi scavando negli archivi dei film di genere dei cugini d’oltralpe trovassi dopo tante pellicole eccellenti quella fatta con i piedi.

E purtroppo l’ho trovata.

Il titolo di quella che Fantozzi (e non solo) definirebbe “cagata pazzesca” è La meute, che in inglese suona come “The Pack”.
Non servono molti di giri di parole per inquadrare il film di Frank Richard, ne bastano poche : “il festival del non-sense”.
Si perchè a parte i primi cinque minuti, tutto l’intero film è un susseguirsi di scene, pezzi di trama, personaggi, e fatti che non hanno il minimo senso all’interno della pellicola.
Partiamo dalla trama che è semplice e quasi nulla : una ragazza depressa che si aiuta col metal per tirarsi un po’ su da un passaggio ad un autostoppista che ha le fattezze di un prestante giovanotto dall’aria un po’ cupa ma alquanto affascinante, un altro depresso con cui condividere gioie e (soprattutto) dolori.

03 La meute

I due arrivano in uno squallido bar della profonda provincia francese che però sembra più uno squallido bar del profondo Texas, in cui lavora un’energumena ed alquanto massiccia donna che gestisce il locale. La coppia si siede ad un tavolo, lui se ne va in bagno, e non esce più. “Sdolorata”? si è addormentato in bagno? No, niente di tutto ciò. Quando la ragazza va a vedere cosa possa essergli successo, comincia il vero casino, e la miriade di fatti ed eventi senza senso di cui sopra.

Se da un lato quindi potevamo trovarci di fronte a quella solita pellicola in cui il protagonista si va a cacciare in un guaio più grosso di lui e da li sono cascate e cascate di violenza e sangue, qui la situazione è un po’ diversa. Ma è diversa in negativo. Si perchè il regista Richards va a costruire il continuo della storia prendendo vari pezzi dei classici svolgimenti degli horror che conosciamo, ma li mette uno dietro l’altro senza dargli un senso. Quando ci aspettiamo che qualcosa stia per accadere, ne accade un’altra, il che può essere un bene, non però se quello che accade è senza senso e non centra nulla con quello che avevamo visto fino a poco prima. Personaggi messi li a caso e di cui non si sa nulla, e non hanno un minimo di senso nello svolgimento della storia, vari generi e sottotrame horror mescolate una con l’altra a caso (creature in cerca di sangue, una sadica che ama rapire e torturare le persone innocenti, rape & revenge).

Molte sono le citazioni ai vari sottogeneri horror e ad altre pellicole più conosciute : una strizzatina a Hostel per il torture porn e l’ambientazione del saloon e del luogo circostante che ricorda molto Calvaire sono solo alcuni esempi ma il problema di questo film è che il citazionismo è buttato li a caso, senza un senso, una parte di film è gore, un’altra è torture porn, un’altra rape & revenge, senza un motivo. I personaggi non hanno un minimo di background, alcuni sono totalmente inutili (il ragazzo asiatico e quello che dovrebbe essere lo sceriffo del villaggio), ed anche la trama che c’è sotto la sparizione di Max, l’autostoppista che Charlotte raccoglie dalla strada, “va un po’ in qua e in la”, senza un obiettivo chiaro. Le scene di violenza e sangue non mancano, ma potevano essere meglio confezionate.

04 La meute

Altra grave mancanza di questo film è la tensione, il tener lo spettatore legato alla sedia o magari sotto le coperte dalla paura, qui non se ne avverte per niente, ed in un film così deve essere un elemento fondamentale e predominante. Anche il finale non convince.
Come opera prima caro Frank Richards non ci siamo proprio, e dire che questa pellicola era stata anche presentata al Festival di Cannes 2010.
Il film ancora non ha trovato una distribuzione italiana, ma per una volta tanto, posso dire di esserne felice.
Per fortuna le cammellate non le fanno solo in Italia o dallo Zio Sam, anche se effettivamente una pausa dopo tanti film horror veramente di livello, a questi francesi la possiamo anche concedere.