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Il Grande Freddo e la generazione hippie

La pellicola inizia con dei simbolici close up sulla “vestizione” dei protagonisti del film. Ragazzi che coprono il loro libero pelo woodstockiano, le cicatrici del disagio sessantottino.

I ribelli baby boomers diventano liberi professionisti con eleganti capi firmati ma anche a lutto per la scomparsa di un loro compagno e forse di un’intera generazione. Alex si è tolto la vita e la moglie Chloe convoca alcuni suoi compagni di classe.

Sono ormai passati 35 anni dall’uscita in sala de “Il grande Freddo” (The Big Chill) opera iconica degli anni 80 e del suo regista Lawrence Kasdan, lucido e malinconico sguardo su quella generazione.

Uomini e donne che hanno abbandonato l’impegno politico e le libertà hippie per un più algido materialismo e per la superficialità internazionale degli anni ‘80. Dico internazionale perché questo stridente passaggio avvenne tanto nei berkeleiani States, intellettuali, borghesi, estremisti di mansoniana memoria (e non capita a caso la morte del noto killer Helter Skelter) ai bombaroli italiani. Non tutti hanno rinnegato il loro passato, ma tutti hanno avvertito il passaggio dei 15 anni più lunghi della cultura mondiale, quelli che vanno dal 1968 al 1983 data di uscita appunto de Il grande Freddo. Come diceva Moretti (non Mario, ma Nanni) “Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste, e ora sono uno splendido quarantenne.” Una generazione insomma divisa tra effimere chiacchiere e orrendi fatti o frasi iconiche ed eventi cardinali.

Rivista oggi, la pellicola è ancora un gioiello.

Una sceneggiatura calcolata e austera come le atmosfere, riscaldate solo dalla colonna sonora in gran parte Motown voluta da Kasdan e dalla moglie. Spiccano I Heard It through the Grapevine di Marvin Gaye, My Girl dei The Temptations, (You Make Me Feel Like) A Natural Woman di Aretha Franklin, A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum. Ma anche i The Rolling Stones, Smokey Robinson and The Miracles, Percy Sledge, The Young Rascals ed altri straordinari artisti per una delle più belle selection musicali mai viste in un film.

Dalla pellicola rimasero escluse due cose: l’interpretazione di Kevin Costner nella parte del suicida Mark, tagliato in fase di montaggio e un pezzo della Steve Miller Band Quicksilver Girl, gioiello, guarda caso proprio del ’68.
Il film costituì però un trampolino di lancio per le carriere di alcuni degli interpreti: Tom Berenger, Glenn Close, Jeff Goldblum, William Hurt e Kevin Kline.

Nel 2009 uno dei più grandi cantautori italiani Claudio Lolli, che nel ’68 aveva 18 anni, ha pubblicato un album dal titolo “Il grande Freddo” e a tal proposito ha detto:

“Di solito a Bologna le decisioni si prendono in osteria. Oppure: le idee vengono in osteria. Così una sera qualunque ci trovammo di fronte ad uno di questi tavoli lunghi e grezzi a chiacchierare di calcio. Fuori nevicava, faceva freddo, era giovedì. Non so perché mi venne in mente un vecchio film di Kasdan, Il grande freddo, The Big Chill, e cominciai a raccontarlo. Io racconto molto bene, ma quella sera li trovai particolarmente interessati al mio dire: facevano obiezioni, chiedevano precisazioni, raccontavano esperienze di carcere e di sopraffazioni. A un tratto fu chiaro a tutti: quelle chiacchiere si dovevano trasformare in qualcosa di meno effimero”.