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Gli Irregolari di Baker Street – La Recensione

Intuizioni si, misteri si, Sherlock Holmes… non pervenuto.
Sir. Artur Conan Doyle non si sentirà defraudato della sua opera.
Gli irregolari di Baker Street ha poco a che vedere con il famoso investigatore che il mondo cinematografico ci ha mostrato in diverse declinazioni, ma tutte comunque similari.

Sherlock (Henry Lloyd-Hughes) assumerà il suo ruolo  solamente negli ultimi episodi della serie e ad ogni modo non sarà come ve lo aspettate.
All’inizio lo spettatore si trova un po’ spaesato, in quanto i protagonisti sono quattro ragazzini rimasti orfani: due sorelle, Bea (Thaddea Graham) e Jessie (Darci Shaw), più altri due ragazzi, Billy (Jojo Macarche) e Spike (McKell David).
I quattro si incontrano da infanti nell’istituto dove sono stati abbandonati, e in qualche modo formano una loro famiglia, rifugiandosi in umido scantinato e ricavando soldi come possono.

Non è certo quello che ci si aspetta quando si sente nominare il 221 di Baker Street.
Protagonista principale della serie è però la magia, ma usata in modo da creare paura e omicidi nella Londra Vittoriana.
Come abbiamo detto il nostro investigatore non è pervenuto, all’inizio, ma abbiamo Watson (Royce Pierreson) che per qualche motivo si trova a dover risolvere omicidi e rapimenti da solo.

Il dottore abita, casualmente ma non troppo, davanti allo scantinato dove sono i ragazzi.
Nonostante ciò nessuno lo conosce, resta sempre nel suo lussuoso appartamento a pensare.
Watson si trova a dover chiedere aiuto agli orfani per risolvere i casi misteriori, ma come possono quattro ragazzini essere più competenti di lui?
Una parola….anzi un nome… Jessie.

La ragazza ha infatti degli incubi spaventosi nei quali vede mostri che la inseguono, ma questi non sono solo brutti sogni, ma manifestazioni dei suoi poteri magici.

Parola d’ordine magia.

Da quando si scopre che la ragazza non è pazza ma potente la serie prende tutta un’altra piega che non fa rimpiangere la solita minestra della serie su Sherlock, anzi a tratti diventa assume sfumature horror gradite.

Nella storia farà la sua comparsa anche Lio (Harrison Osterfield), principe d’inghilterra sempre malaticcio e debole che evade da corte per farsi degli amici, ma che alla fine troverà una famiglia e anche l’amore.
Il principe rappresenta un alleato importante nella risoluzione dei casi.
Infatti tutte le doti che riscontriamo generalmente in Holmes, qui sono divise tra i cinque ragazzi.
Chi ha il coraggio, chi le intuizioni, chi i poteri.
A Sherlock rimane… la dipendenza da droghe.

Niente è scontato, la serie tiene con il fiato sospeso.

I casi da risolvere, sono a tratti macabri e inquietanti.
In ognuno di essi il colpevole (o mostro come viene chiamato nella serie) attinge il proprio potere da una fonte misteriosa.
Il finale riserva qualche sorpresa per quanto riguarda le interconnessioni personali tra i personaggi.
Si ricade solo per qualche secondo nello stereotipo del politically correct, ma ci si passa sopra velocemente.
Nota di merito per aver usato come protagonisti attori assolutamente non famosi.
Fa eccezione Sherlock, con una piccola parte assegnata a Rory McCann il mastino de il trono di spade, che finisce sempre per fare la parte del gigante, cattivo.. buono.

Da vedere assolutamente, per rispolverare un vecchio classico.

Articolo a cura di Eleonora Vignudelli