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La Generazione X di Richard Linklater

Con un budget di soli 3000 dollari e una Super 8, Linklater realizza il suo primo lungometraggio nel lontano 1988 dal titolo evocativo di It’s Impossible to Learn to Plow by Reading Books.
Girato in un anno e montato in pochi giorni presso una locale stazione TV via cavo.

La pellicola è in gran parte senza dialoghi e racconta di un ragazzo che viaggia  per la nazione, conosce personaggi di strada, incontra amici e ammira paesaggi mozzafiato.

Quasi un “lark movie” di stampo documentaristico privo di una vera e propria trama, in cui il personaggio centrale, lo stesso Linklater è un semplice spettatore discreto.

Una pellicola opaca sui temi dell’alienazione sociale, la vita clandestina e l’urgenza di divorare la terra sotto i piedi viaggiando.

Anche se molto approssimativo, il film è comunque seminale nella futura prolifica produzione del regista, soprattutto nel modo in cui anticipa alcuni vezzi stilistici e una narrazione non convenzionale che ritroveremo soprattutto nelle sue prime opere.

Ma “It’s Impossible to Learn to Plow by Reading Books” è anche un interessante affresco socioculturale dell’America negli ultimi ’80, un sonnecchiante incedere tra i fasti decaduti degli anni bui reaganiani, la morte di Sterling Hayden, pistolero Johnny Guitar nell’omonimo film di Nicholas Ray, ma anche viaggi in treno e “male bottom” tipo cover di “Born in the Usa”, pubblicato dal boss pochi anni prima.

L’attore/regista Richard Linklater

Gente impegnata a non far nulla, ad annoiarsi(o forse no), gironzolando dal Texas al Montana, dall’Oregon alla California.

C’è spazio anche per vecchi film, dialoghi banali su argomenti quotidiani e dettagli insignificanti.

Una pellicola apparentemente vuota, ma alla costante ricerca di qualcosa con cui riempie la vita.

Dopo un lungo giro tra gli Stati Uniti Occidentali, il protagonista torna ad Austin, da dove è partito il suo viaggio.

Fa da babysitter al cane di sua madre, e, infine, riceve una cassetta di Daniel Johnston.

Proprio lui, “il più grande outsider dell’ultima scuola di cantautori americani” che in quegli anni viveva nella capitale texana.

Durante il loro incontro spontaneo Linklater rivela che il titolo del film è scritto su una delle T-shirt che ha indossato per tutto il tempo.

Tutto nasce da un antico proverbio russo che dice appunto: “It’s Impossible to Learn to Plow by Reading Books”.

Per Linklater suona un po’ come: è impossibile imparare a fare film a meno che tu non vada a fare qualcosa.

In questo momento della pellicola, si avverte quel tipico distacco elegiaco della Generazione X, che caratterizza gran parte della produzione indie di quegli anni.

Il punto su un film che rappresenta un ideale trait-d’union tra “Easy Rider” e “Clerks”.

Come se improvvisamente Randal e Dante fossero posseduti dallo spirito inquieto di “Capitan America” e Billy.

Come se improvvisamente decidessero di viaggiare, per rompere l’equilibrio precario delle loro caustiche, ma apatiche esistenze.

Pochi anni dopo Linklater girerà i film che lo lanceranno nel firmamento del cinema indipendente americano.

Slacker” e “Dazed and Confused” ad esempio, pellicole che riprendono la stessa melodia interrotta con “It’s Impossible”, questa volta però su accordi in maggiore e qualche dollaro in più nel budget.

Ma solo dopo aver imparato ciò che è impossibile imparare dai libri.

A cura di Giuseppe Silipo