Home Rubriche Horror “Ed Gein, il macellaio di Plainfield” – di Chuck Parello (2001)

“Ed Gein, il macellaio di Plainfield” – di Chuck Parello (2001)

Sapete…. ci sono persone davvero disturbate”.
(Commento del prigioniero Ed Gein su altri detenuti nella scena finale del film)

Da sempre , il mondo dell’horror è vissuto ed ha ottenuto enormi successi costruendo ottimi film intorno a due punti fermi : i mostri, esseri ripugnanti creati dalle menti di geniali scrittori e sceneggiatori, o gli assassini, i serial killer, quelle persone che purtroppo sono veramente esistite e che con i loro folli omicidi hanno posto fine alla vita di molte persone innocenti e hanno terrorizzato migliaia di altre.
Se ci riferiamo solo a quest’ ultima categoria abbiamo dei nomi famosissimi da ricordare, che sono tutti legati tra loro : Norman Bates di “Psycho” , Leatherface in “Non aprite quella porta” e Buffalo Bill in “Il silenzio degli innocenti”. Oltre ai loro efferati e macabri omicidi ed alle palate di soldi che hanno portato nelle casse cinematografiche, questi personaggi hanno un altro elemento in comune, forse il più importante : tutti sono nati dall’ispirazione ad uno dei più oscuri e malati serial killer della storia americana, forse il numero uno : il suo nome è Ed Gein.
Un uomo qualunque, vissuto sempre in un quasi totale isolamento dal mondo esterno, facente parte di una famiglia che contava il classico padre manesco e violento ed una madre, così  troppo devota a Dio e autoritaria da plagiare le menti di tutti gli altri componenti di casa Gein. Un amore malato verso la donna che l’ha concepito, da sempre suo unico punto di riferimento, che una volta venuta a mancare, ha dato libero sfogo a tutte le perversioni di questo povero contadino venuto da La Crosse, e vissuto per molto anni nella piccola cittadina di Plainfield, che sarebbe diventata il teatro del suo mondo marcio. Un mondo fatto di omicidi, necrofilia, cannibalismo, mutilazioni e chi più ne ha più ne metta.

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Corpi femminili squartati ed utilizzati per cibarsi, per realizzare utensili per la casa, per dare un nuovo corpo a quella madre che non c’era più, per creare maschere spaventose.
Gli omicidi che gli sono stati attribuiti sono solo due, ma potrebbero essere molti di più, per non contare tutti i corpi che l’uomo ha dissotterrato da molti cimiteri della zona di Plainfield per utilizzarli come arredamento per la sua casa degli orrori.
E’ su questo personaggio che nel 2001 è stato ideato un film, dal titolo “Ed Gein – Il macellaio di Plainfield”, diretto da Chuck Parello. La storia ripercorre le gesta del serial killer durante i suoi due omicidi fino ad ora riconosciuti, quello di Mary Hogan e di Bernice Worden, fino al suo arresto, avvenuto alla fine del 1957.
Vediamo il personaggio di Gein, alcuni flashback che mostrano il rapporto con la sua famiglia e soprattutto sua madre, l’inizio della sua follia omicida, e la sua fine, avvenuta nel 1957.
Con tutte le possibilità che c’erano di creare veramente un film epico su un personaggio che di spunti per un horror da favola ne aveva da dare per sè e per altri mille serial killer, Parello sembra averne sfruttate veramente poche.
La pellicola risulta alquanto sotto le aspettative, in quanto seppur buttando la qualche elemento che ci mostra la perversione e la mente malata di quest uomo, non ci angoscia abbastanza, non ci fa venire il voltastomaco, non ci prende più di tanto. La casa degli orrori, un elemento che da solo poteva bastare a creare un film sconvolgente, non mostra tutta la sua potenzialità, di tutte le schifezze che c’erano dentro, vediamo solo poche cose, un paio di maschere facciali, un po’ di topi morti, e poco più. Di sangue ce n’è molto molto poco, di scene veramente rivoltanti non ne abbiamo, se non una verso la fine del film.

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Il lato malato del serial killer è poco approfondito, l’interpretazione dell’attore che ha prestato anima e corpo per questo personaggio, Steve Railsback, non è convincente, non si viene rapiti dal suo modo di essere, di fare, di pensare. Il rapporto malato che l’uomo aveva con la madre prima e dopo la sua morte è buttato li ma sempre in maniera artificiale, attraverso dei flashback che non sanno di nulla. L’atmosfera e l’ambientazione del film sono forse l’unica cosa che ben si sposa con il tipo di storia narrata e con il suo protagonista malato.
Ma sicuramente si poteva spingere di più, molto di più, perchè se ben fatto questa pellicola poteva veramente tenere svegli per anni tutti i suoi spettatori.
Questo assassino seriale ha ispirato almeno tre personaggi fondamentali sulla cinematografia riguardante i serial killer, ma il film di Parello no riesce a competere con nemmeno un solo di quelli fatti su uno soltanto di questi serial killer.
E tutto questo lo capite da una cosa : guardatevi un documentario su Gein, e nove persone su dieci concorderanno sul ritenere più spaventoso ed angosciante quest ultimo rispetto al film.
Quest uomo ha dato vita ad un filone cinematografico con le sue gesta, a innumerevoli storie raccapriccianti, eppure, chi vedesse il film senza conoscere un minimo la sua storia, potrebbe considerarlo un semplice depravato assassino di uno sperduto paesino americano, come tanti ce ne sono stati, forse neanche degno di diventare il protagonista di un pellicola cinematografica. E se le cose stanno così’, significa che sicuramente c’è qualcosa che non va.

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Tanto per farvi un’ idea di quanto marcio c’era nella sua testa, vi elenco quello che la polizia trovò nella sua casa nei giorni che seguirono il suo arresto :

– quattro nasi;
– alcune ossa umane;
– dieci teste di donne come decorazioni nella camera da letto;le – — teste di Bernice Worden e Mary Hogan;
– il cadavere di Bernice Worden, appeso a testa in giù, decapitato e sventrato;
– pelle umana usata come tappezzeria per lampade da tavolo e per sedie;
– calotte craniche trasformate in ciotole;
– un cuore umano (si discute su dove sia stato trovato; gli addetti al rapporto affermano tutti che fosse in una casseruola nella stufa, mentre alcuni fotografi della scena del crimine affermarono che fosse in una scatola di carta);
– due labbra umane che decoravano una finestra;
– alcuni teschi;
– il rivestimento di una lampada fatto in pelle umana;
– un tamburo fatto di pelle umana;
– femori usati come gambe per un tavolo;
– nove maschere fatte in pelle umana mummificata e somigliante al cuoio;
– una lampada con il manico di una colonna vertebrale;
– vestiti fatti di pelle umana.

 

Signori e signore, questo, e non solo, era Ed Gein, il macellaio di Plainfield.

 

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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