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Due giorni, una notte (2014)

Da sempre i fratelli Dardenne hanno trattato nelle loro produzioni cinematografiche il tema del sociale, mettendolo più volte come protagonista assoluto al centro dei loro lungometraggi (cosa già accaduta in passato in La promessa e Rosetta).

Il tema del sociale, del lavoro, della crisi contemporanea sono temi al centro del loro ultimo lavoro, Due giorni, una notte, in cui la protagonista, Sandra, uscita da un forte periodo di depressione si prepara a tornare al lavoro, ma con un’amara sorpresa.
Causa il periodo di crisi economica, i sui colleghi durante la sua assenza sono stati messi di fronte ad una scelta.
Evitare il suo licenziamento, o ricevere un bonus di 1000 euro nel caso Sandra non venisse più reintegrata.
Venuta a conoscenza di ciò, la ragazza, aiutata dal marito Manu, ha solo il tempo descritto nel titolo.
Due giorni ed una notte.
Per cercare di parlare coi suoi colleghi, per tentare così, di salvare il suo posto di lavoro, facendo leva sul loro senso di solidarietà.
Cosa non facile, di questi tempi.

Marion Cotillard è Sandra

Aiutati da una straordinaria Marion Cotillard nei panni di Sandra, i fratelli Dardenne ci propongono un’altro bellissimo film in cui mettono al centro della storia una donna molto fragile ma che sa anche farsi forza al momento giusto.
Per cercare di salvare il suo posto di lavoro, ed anche la sua famiglia.
Famiglia composta da Manu, e dai due piccoli Estelle e Maxim.
La Cotillard è perfetta nell’ interpretare una donna determinata a mantenere la sua occupazione ma anche fragile ed insicura.
Soprattutto di fronte all’atteggiamento dei suoi colleghi nei confronti della sua situazione.
Ed è proprio in questo che i Dardenne sono dannatamnte contemporanei.
Nel mondo del lavoro di oggi non è più la lotta tra padroni ed operai ad essere al centro della scena come era negli anni 60’ – 70’.

Ora il sistema utilizza un’arma più affilata e meschina.
Mette cioè i lavoratori l’uno contro l’altro, lasciando loro il lavoro sporco riguardo assunzioni / licenziamenti, per tenere così sempre saldo il loro potere.
Senza rimorsi e senza tanta fatica.
E tra poveri si sa la solidarietà non sempre vince, a volte si è tenuti a pensare prima a se stessi e poi agli altri.
E questo Sandra, avrà modo di capirlo, non senza qualche esempio di vero  e disinteressato altruismo.
Il film è il più realistico possibile.
Ambientato in una cittadina francesere, tra quartieri non fra  i più ricchi, la macchina che segue sempre da vicino la protagonista come se volesse mettere noi al suo posto.
Vuole renderci protagonisti della storia insieme a Sandra, che viene ripresa sempre in campi corti, specialmente durante i dialoghi.

Non ci sono musiche.
La colonna sonora la compongono i rumori della strada, degli oggetti, delle macchine che passano, degli sportelli che si chiudono, della gente che va per strada, della spia della cintura della macchina che suona.
Il marchio dei fratelli Dardenne qui c’è e si vede bene.
Viene raccontata la vita così com’è.
Tra le sue difficoltà socio – economiche, tra i suoi gesti di egoismo e quelli di solidarietà, in cui la linea tra vincitori e vinti è sempre molto sottile.
E mai ben marcata.
Un film ben fatto, senza fronzoli, diretto, con un tema strausato ma ben inserito nel contemporaneo contesto sociale, e con un’attrice veramente in stato di grazia, che già solo con il suo volto è in grado di dire tutto quello che c’è da dire.

La pellicola belga ha ricevuto diverse nomination in alcune importanti rassegne cinematografiche, tra cui anche quella per la Palma D’Oro al Festival di Cannes 2015, ed era in lizza per far parte della cinquina finale degli Academy Awards nella sezione Miglior film straniero, lista in cui il film ha meritato sicuramente di entrare, ma allo stesso tempo in cui la concorrenza, formata dai vari Winter Sleep, Ida e Leviathan era troppo difficile da superare.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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