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Death Note, la recensione del film delusione dell’anno

Light Turner è un ragazzo emarginato che trova un quaderno il quale ha il potere di uccidere le persone. Subito dopo il giovane inizia a seminare morte attirando le attenzioni di una cheerleader, della polizia, ma soprattutto di un detective.

Esce oggi su NETFLIX “Death Note”, live action tratto dall’omonimo manga di successo da cui è stata già tratta una serie anime cult. L’attesa era grande, ma purtroppo il risultato è a dir poco catastrofico.

Ne è venuto fuori un film sbrigativo, anonimo, senza mordente. L’apprezzato regista Adam Wingard cerca di metterci del suo, ma sembra abbandonare le speranze a un certo punto, convincendo solo nelle scene di college che richiamano il cinema anni ’80 (omaggiati da lui anche nel molto più riuscito “The Guest).

Lakeith Stanfield e Nat Wolff

La sceneggiatura è, a essere buoni, disastrosa visto che si preoccupa di raccontare l’intera vicenda con l’acceleratore premuto senza un minimo approfondimento sui personaggi e con la fretta spesso ci vengono mostrate anche azioni inverosimili.

Ne escono protagonisti abbozzati, incolori e non vengono aiutati dall’americanizzazione della storia con il classico cast multirazziale e una storia d’amore infilata a forza di rara bruttezza. Chi non ha pensato a Final Destination in qualche momento alzi la mano…

Per una volta risultano fuori luogo le canzoni anni ’80 messe nelle scene chiave, creando un’unione stridente e involontariamente (?) comica. Disastro anche sotto questo fronte.

Il cast è inclassificabile. I protagonisti Nat Wolff e Margaret Qualley sarebbero pure bravi, ma recitano veramente sul nulla. Anzi, spesso vengono pure penalizzati da sequenze in slow-motion. Tra tutti spicca leggermente Lakeith Stanfield nei panni di L.

Willem Dafoe dà voce a Ryuk

Cosa salviamo di questa catastrofe? La fotografia di David Tattersall e, a tratti, il regista Adam Wingard. Molto bello l’utilizzo dei colori, specialmente del blu e del rosso nella scena del ballo.

“Death Note” si guarda, si maledice, ma ti porta a (ri) vedere la serie anime facendoti dire “dai, no.. non puo’ essere così disastrosa“. Un consiglio? Recuperatevi i film di Wingard, “Blair Witch” compreso.