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Deadpool 2 – La recensione

Mentre la Marvel con Infinity War ha cercato di smuovere gli animi mettendo in campo tutti i suoi eroi,  l’anti-supereroe dalla tuta rossa che ha conquistato il pubblico, è appena ritornato nelle sale.

deadpool

Famiglia non è una parolaccia

Dopo aver lasciato un Wade Wilson felice per l’amore ritrovato alla fine del primo film, il suo sequel vede il protagonista vestire ancora i panni di Deadpool da mercenario, continuando a vivere la sua storia d’amore con Vanessa, fino a quando un tragico evento, non lo costringe ad entrare in una profonda crisi di identità, mettendo in discussione se stesso.

Una speranza di salvezza è Russell Collins, o Firefist, un giovane e problematico mutante che Wade vede come la sua possibile via per la redenzione.
Per questo ingaggia una lotta contro Cable, un soldato venuto dal futuro per uccidere il ragazzo, ma la verità dietro questa intenzione è più dura di quello che sembra.
Lo scontro tra i due, costringerà Deadpool a mettere insieme un gruppo di super-eroi dal nome X-Force per proteggere Russell.
Gli eventi prenderanno una piega inaspettata.

Deadpool e la X-Force

La storia dietro alla produzione del film è molto particolare, in quanto Deadpool, alias Wade Wilson, è sicuramente un personaggio molto estremo, a tratti quasi volgare nella sua simpatia e di conseguenza, molti hanno pensato che sarebbe stato difficile rappresentare sullo schermo un eroe così lontano dai canoni rappresentati dagli eroi come BatmanSpiderman o da veri paladini come gli X-Men.
La produzione finale fu possibile solo grazie al suo pubblico di fedeli e alla determinazione di alcune figure come Ryan Reynolds che non solo ha prestato il volto al protagonista, ma è anche parte integrante della produzione.
Questo sia per il primo film, che per il sequel, riconfermando un protagonista eccentrico e amato dal pubblico, proprio per il suo essere sfrontato e fuori controllo.

Nonostante il cambio di regia, che vede al timone , questa volta, David Leitch al posto di  Tim Miller, il sequel sembra mantenere rispetto al predecessore una certa coerenza.
La prima fra tutte è sicuramente data, ancora una volta, dal grande lavoro che Ryan Reynolds ha fatto sul protagonista.
Ciò che Deadpool fa, dice, come evolve e come reagisce, è perfettamente in linea con quanto ci aspetteremmo da lui.
Anzi, sarebbe meglio dire che forse questo sequel non solo mantiene gli standard del primo film, ma li supera.
Assistiamo questa volta ad una crescita personale e molto profonda di Wilson.
L’uomo in questo capitolo deve fare i conti con il dolore per la perdita, l’odio verso se stesso e la necessità di ritornare ad amare.

Si va oltre quello che avevamo visto nel primo Deadpool, in cui si impara a conoscere e a prendere confidenza con la personalità di Wade Wilson per esplorare il suo io più profondo, che forse, neppure egli stesso conosce realmente, tanto che il protagonista si trova davanti ad un vero scontro tra il suo essere uomo e il suo essere eroe.
Se nel primo film, il punto di forza era dato dall’elemento di novità, rappresentato  per stile, sceneggiatura, montaggio e tipologia di personaggi presenti, questa volta, tale forza, è rappresentata proprio dalla trama, molto più forte ed incentrata sul concetto di famiglia.
Famiglia per Deadpool è una parolaccia o no?

Per arrivare a tale grado di esplorazione, anche gli avversari acquisiscono un certo spessore, primo fra tutti Cable, interpretato da Josh Brolin.
Un avversario che non può essere definito semplicemente il cattivo della storia, ma,  come Deadpool, vive i suoi drammi interiori e dà un perché ad ogni suo gesto anche al suo quasi ignobile tentativo di uccidere un ragazzino.
Il rapporto tra i due anti-eroi è un altro punto di forza del film, una relazione che si sviluppa nel tempo, divertente da guardare ma anche molto emozionate da vedere nel suo crescere.
Josh Brolin, si è calato perfettamente nei panni del cacciatore serissimo e violento che nello stesso tempo sa ben bilanciare la personalità eccentrica di Deadpool, stando al gioco e sapendo gestire i diversi cambi di toni che il film ha.

Cresce parallelamente anche il rapporto paterno tra Deadpool e il giovane Firesfist, un rapporto pieno di alti e bassi, che rappresenta il punto di maggiore emozione del film, riflessione del film.
Questi elementi vanno dritti al cuore dello spettatore, emozionandolo e dimostrando come Deadpool 2 non sia pensato per essere anche un film per famiglie che punta a divertire e a lasciare dentro valori quali l’amicizia, l’amore e la famiglia.
Sicuramente una menzione d’onore va attribuita alle scene d’azione particolarmente originali, perché contornate proprio dall’umorismo che contraddistingue Deadpool e che lo accompagna in ogni momento.

josh Brolin è Cable

Le battute sono particolarmente ricercate, sottili e brillanti e contribuiscono a rompere la tanto citata quarta parete, colpendo non solo l’universo DC e addirittura anche lo stesso mondo Marvel (puntando gli X-Men, con un bel cameo di Wolverine).
Ma vengono prese di mira anche eprone reali, attori, cantanti e anche lo stesso Ryan Reynolds in quanto attore.
Forse in alcuni casi la battuta risulta un po’ troppo eccessiva togliendo quella fluidità che era sempre costante nel primo film, ma in generale anche in questo caso, il prodotto Deadpool, è un prodotto vincente, grazie al suo volere essere diverso.

Importante da ricordare: non dimenticatevi di rimanere seduti sulle poltrone, se volete godere di scene molto particolari e divertenti!

Articolo a cura di Lagherta