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Curiosa – Ménage à trois dell’esordiente Lou Jeunet

Curiosa, titolato in questo modo anche nella versione originale francese, segna l’esordio per il grande schermo della regista Lou Jeunet.

Ma il titolo va pronunciato “curiosà”, poiché non è inteso come un aggettivo femminile, bensì come un ricercato sostantivo femminile francese.  Nel gergo infatti la parola indicava una foto, un libro o un oggetto a carattere erotico. Come le immagini immortalate dallo scrittore e fotografo francese Pierre Louÿs (1870-1925) uno dei protagonisti di questa vicenda realmente accaduta.

La storia ha inizio a Parigi del 1897 Pierre (Niels Schneider) ed Henry (Benjamin Lavernhe), amici inseparabili, e artisti di fama, s’innamorano della stessa donna Marie de Heredia (Noémie Merlant).

Marie, che nella vita reale diventerà un’importante scrittrice sotto lo pseudonimo di Gérard d’Houville, è costretta a sposare Henry, l’unico capace di ripagare i debiti paterni, ma continua ad amare il bello e viveur Pierre. Inizia così un tormentato ménage à trois che poi diventa à quatre, quando Pierre s’infatua della bella algerina Zohra (Camélia Jordana). Per poi tornare à trois con il coinvolgimento di Louise (Mathilde Warnier) giovane sorella di Marie.

Insomma questo elegante dramma erotico di fine ‘900 è come il suo titolo: una “curiosà”, un oggetto, sensuale, sessuale, adultero, adamitico, un jeu pour adulte.

La regista esordiente Lou Jeunet, grazie alla fotografia degli interni di Simon Roca, restituisce un film estetico e un filo manierista, interessato, come dice la critica francese, più ai corpi che ai sentimenti. Interessante l’uso della colonna sonora di Arnaud Rebotini, extradiegetica elettronica ed anacronistica che rimanda ai vezzi musicali di Sofia Coppola nel meraviglioso Marie Antoinette.

Azzeccatissimo il cast. In primis la bella e conturbante Noémie Merlant. L’attrice nello stesso anno in cui ha dovuto imparare a usare la mano destra (lei mancina naturale) per dipingere l’amata Héloïse (Adèle Haenel) nel piccolo gioiello di Céline Sciamma Ritratto della giovane in fiamme, ora si ritrova fotografa e fotografata. Inevitabile parallelo tra due pellicole che speculano sul concetto di immagine catturata e/o falsificata di amore ed eros. Realtà e finzione. Sesso e amore. Dovere e volere. Fino all’austeniano Sense and Sensibility.

Un capriccio sentimentale in costume stiloso, erotico e voyeuristico che nonostante qualche leggerezza narrativa rimane impresso per il talento visivo dell’autrice.