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Connessione 4.0: Sense8 (1a Stagione)

Dopo aver visto due serie come “Prison Break” e “Dexter”, dalla prima all’ultima puntata, facendo più e più volte anche le ore piccole e rinunciando in alcuni casi a serate con gli amici, ero sicuro che mai più una serie, o almeno molto molto difficilmente mi avrebbe preso più delle due citate sopra. Eppure di livello ne ho viste molte altre, come “The Bridge”, “Hit & Miss”, “Black Mirror”, tutte molto belle e valide, e potrei continuare. Ma poi è arrivata questa, sono arrivati loro, otto ragazzi sparsi per il mondo che possono intercomunicare tra loro, possono vedere quello che ognuno di loro vede, essere con loro pur trovandosi a kilometri di distanza, sentire le loro sensazioni , i loro pensieri, le loro gioie e i loro dolori. Otto ragazzi che non hanno nulla in comune forse, se non quello di essere adolescenti, e di avere tutti e otto una stessa “madre”. Si, quella che prima di morire ha lasciato loro questo dono, questa responsabilità, questa “connessione” che li tiene costantemente in contatto tra loro.

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Una connessione che ognuno di loro stenta a riconoscere subito, che qualcuno addirittura vede come una malattia, o come uno stress elevato. Tutte quelle voci nella testa, la sensazione di essere in un luogo che magari nemmeno si conosce, l’avere nel momento del bisogno delle potenzialità che non si sono mai avute prima. E’ questa l’ultima perla creata dai fratelli Wachowski (“Matrix”, devo continuare? ) insieme a J. Michael Straczynski (“Rising Stars”, “Babylon 5”), intitolata “Sense8”.
Una sola stagione, con la seconda che dovrebbe partire a Giguno, ed altre tre già nella testa degli autori, che a loro credo pensano che la storia possa svolgersi completamente in cinque stagioni appunto.
I protagonisti sono otto ragazzi sparsi nei vari angoli del pianeta: il poliziotto Will Gorsky (Brian J. Smith), di Chicago, il kenyota Capheus (Aml Ameen) , autista di matatu a Nairobi con la passione per Jean Claude Van Damme e molto affezionato alla madre malata, la sud-coreana Sun Bak (Doona Bae), una donna d’affari esperta di arti marziali, molto introversa ed in lotta continua per via di una promessa fatta in giovane età alla sua amata madre ed il rapporto conflittuale con padre e fratello; Nomi Marks (Jamie Clayton) blogger di San Francisco ed hacker esperta, l’islandese trapiantata a Londra Riley Blue ( Tuppence Middleton ), professione DJ; Kala Dekander ( Tina Desai), farmacista di Mumbai promessa sposa di Rajan Rasal (Purab Kohli); il tedesco Wolfgang Bogdanov ( Max Riemelt, già visto in “L’onda”), scassinatore di Berlino, e Lito Rodriguez ( Miguel Ángel Silvestre), un celebre attore omosessuale di Città Del Messico.

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Otto ragazzi, ognuno con una sua storia ben definita alle spalle, ognuno con i suoi problemi personali: l’omosessualità nascosta di Lito, la nuova identità di Nomi, il rapporto di Sun con padre e fratello, il passato di Riley e Wolfgang, la malattia che affligge la madre di Capheus, le incertezze di Kala. Gli otto fanno parte della cerchia dei Sense8, e sono in grado di comunicare tra loro, grazie ad una potente connessione telepatica. Il gruppo è in mezzo tra chi cerca di aiutarli a capire il loro potere, come Jonas ( Naveen Andrews ), e chi invece da loro la caccia, come Whispers ( Terrence Mann ). Mentre impareranno a conoscersi tra loro, e soprattutto a comprendere il perchè e l’origine dei loro poteri, i ragazzi porteranno avanti le loro singole storie e quella della neonata cerchia di Sense8.  
Una serie quella dei fratelli Wachowski con un forte timbro di empatia, che si crea subito tra gli otto protagonisti, e tra i singoli personaggi e gli spettatori, che possono riconoscersi per uno o più aspetti in ognuno di loro. Otto adolescenti come noi, otto ragazzi che oltre ad affrontare le difficoltà che il diventare uomo / donna nella vita comporta, devono anche convivere con questo loro potere/dono/responsabilità ed adattarlo al gruppo ed alle loro singole vite. I background dei personaggi principali è ampiamente caratterizzato, quello che manca all’interno del gruppo è una figura che funga da vero leader, ma questo non è sempre uno svantaggio, in quanto lo spettatore a sua scelta può liberamente decidere chi tra i ragazzi può essere quello che più spicca rispetto agli altri.

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I caratteri di ognuno di loro sono differenti e variegati, e nelle varie vicende si completano l’uno con l’altro; i personaggi secondari aiutano ad alzare l’asticella dell’intera produzione, in quanto anche quelli con parti minori non sono messi li a caso e invece aiutano a capire meglio la storia o i personaggi principali.  Le tradizioni dei vari paesi da cui i ragazzi provengono non mancano, già dalla sigla la varietà di paesaggi, colori, culture vediamo quanto variegato sia il contesto in cui tutta la vicenda si svolge. Otto cittadini cosmopoliti, otto ragazzi che imparano ad apprendere diversi modi di approcciarsi alla vita grazie alla connessione che in qualsiasi momento può collegarli con gli altri della cerchia, e che porta ad un multietnico e multiculturale scambio di opinioni, scelte, credenze, punti di vista.
Ad ognuno di loro manca un qualcosa, ognuno di loro ha allo stesso tempo un qualcosa in più con cui aiutare l’altro, ed un altro compagno cui chiedere aiuto in un momento difficile. L’amicizia, l’appartenenza ad un gruppo, il pensare non solo a se stessi ma anche agli altri, che magari vivono realtà differenti e si trovano a migliaia di kilometri da noi. Si basa principalmente su questo Sense8, e come sempre se da un lato c’è qualcuno che cerca di utilizzare al meglio questa potenzialità, dall’altro, c’è chi invece questa potenzialità vuole controllarla e sfruttarla solo a suo piacimento, come l’oscuro Whispers, che nella prima stagione rimane molto nell’ombra ma che grazie all’ottimo script eseguito dagli autori della serie da sempre l’idea di essere li dietro l’angolo, pronto a colpire, a mettere le sue mani nel gruppo di Will & Co. La cosa che però più mi ha impressionato sono alcune scene, che penso rimarranno nella mia mente molto molto a lungo. Potremmo forse trovarne anche otto, come il numero che forma la cerchia dei Sense8, a cominciare dalla prima, quella in cui il gruppo viene “partorito” dalla madre putativa Angelica Tuiring (Daryl Hannah); ma ce ne sono anche altre ( quella con la canzone dei 4 Non Blondes sullo sfondo per me resta da Oscar ) che vi faranno emozionare, che creeranno una fortissima empatia tra spettatore, protagonisti, e serie. Dialoghi ben fatti, le scene in cui avviene lo scambio telepatico grazie alla connessione tra i membri del gruppo è ben eseguito in termini di montaggio, gli attori interpretano in maniera più che egregia il loro personaggio, ed il loro impatto sullo schermo, chi più chi meno, è comunque notevole. Il finale di stagione lascia qualche interrogativo come da prassi per le stagioni future, di cui la prossima dovrebbe partire nel mese di Giugno su Netlflix, la piattaforma On Demand che ha lanciato questa interessante e coinvolgente serie. Per vedere come tutto si evolverà, come si svilupperanno le vicende del gruppo e dei singoli, e cosa Whispers avrà in mente, rimanete ” in connessione”, su Netflix, ma ovviamente anche su JAMovie.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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