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Codice 999

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In Codice 999 non c’è spazio per la fiducia nel prossimo o nel futuro, e tolto il sarcasmo dell’immenso Woody Harrelson nei panni del detective smaliziato, il film è permeato da un costante senso di marcio e disillusione.

Ci troviamo davanti a un film corale, dove c’è poco spazio per l’approfondimento dei singoli personaggi; il cast è assolutamente di livello e ben gestito -ad eccezione di Aaron Paul, davvero sprecato-. Tra tutti spiccano senza meno Kate Winslet e la sua mafiosa russa, oltre ad Affleck (quello bravo davanti la macchina da presa), capace di delineare il personaggio con pochi gesti fisici.

In questa pellicola buia nelle riprese e negli animi, le sequenze d’azioni sono davvero godibili, avvicinando Codice 999 a titoli di grosso calibro quali Heat e The town.

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nella rara veste di villain

C’è però qualcosa che impedisce al film di John Hillcoat di andare oltre il titolo ben fatto: è più corretto parlare di un susseguirsi di eventi che di una vera e propria trama.

le sequenze d’ azione sono davvero godibili, avvicinando Codice 999 a titoli di grosso calibro quali Heat e The town.

Se da una parte il plot frammentario rende alcuni sviluppi meno prevedibili, dall’altra è innegabile una certa superficialità nei dialoghi e debolezza nei momenti in cui nessuno spara a nessuno.

Ad eccezione del grande Woody, e di quel beffardo sorriso.

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.