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City of Lies – La Recensione

Ci sono due precise e distinte linee temporali in cui si sviluppa questo thriller losangelino firmato da Brad Furman (The Lincoln Lawyer, The Infiltrator). La prima è quella del 1997 quando il protagonista di questa vicenda, Russell “Russ” Poole (Johnny Depp), un agente della polizia, indaga sull’omicidio dell’agente LAPD Kevin Gaines da parte del collega Frank Lyga. L’altra invece è più recente, e segue il reporter della ABC Darius Jack Jackson (Forest Whitaker), che rintraccia, quasi 20 anni dopo, Poole per avere informazioni circa gli omicidi irrisolti dei due rapper Notorious B.I.G. e Tupac Shakur.

Dopo mesi di indagini infatti, Poole era riuscito a ricollegare l’omicidio di Gaines a quello della leggenda della East Coast B.I.G. Una lunga e scomoda inchiesta che puntava il dito contro l’agente di polizia David Mack e il suo amico Amir Muhammad, elementi deviati della polizia di L.A.. Ovviamente in mezzo a tutto ciò anche il produttore discografico Marion “Suge” Knight, proprietario della Death Row Records. Una storia complessa e soprattutto molto pericolosa per il dipartimento di L.A., che alla fine mise a tacere tutto costringendo lo stesso Poole alle dimissioni. Da quel momento l’ex agente, divenne una sorta di drop out, mal visto dall’ambiente. Continuò privatamente ad indagare sulla vicenda e per colpa della depressione, tentò anche il suicidio. Ma le intuizioni di Poole non erano tanto lontane dalla verità, soprattutto quando scoppiò il celebre caso Rampart. Uno scandalo che fece tremare tutta L.A.

Parliamo di una serie di casi di corruzione e omicidi legati alla Divisione Rampart della Community Resources Against Street Hoodlums (C.R.A.S.H.), un’unità antibande costituita dalla LAPD, per contrastare il fenomeno delle gang negli anni ’90. Qui affondiamo le origini di questa storia nel celebre pestaggio di Rodney King, e nelle successive Los Angeles Riots.

Il film di Furman, tratto dal buon libro LAbyrinth di Randall Sullivan, fagocita tutti questi eventi con estrema velocità e City of Lies in poco più di mezz’ora di visione inizia a diventare un racconto forzato e didascalico. A poco servono le immagini di una Los Angeles che ricorda il videogioco della Rockstar Games Grand Theft Auto: San Andreas e tanti altri film che ruotano sull’argomento come Training Day, Crash – Contatto fisico, Rampard con Woody Harrelson e ovviamente Straight Outta Compton.

La pellicola nonostante le buone intenzioni di far luce su, non uno, ma più casi irrisolti della recente storia musicale e politica di L.A., si perde in una sceneggiatura approssimativa e una regia sciatta. I due attori si sforzano nel tentativo di salvare dalla mediocrità questo film. Purtroppo però non basta e anche loro, risucchiati da una narrazione squilibrata e noiosa, ci confermano come un ricordo sbiadito della loro passata grandezza.

Certo, ovviamente se siete interessati all’argomento, tutto fa brodo e il film non è una completa perdita di tempo. Parliamo pur sempre un crime-thriller in pieno stile CSI, ma con un alto budget, volti noti e il fascino maledetto della storia di Tupac/B.i.g.. Ma City of Lies resta purtroppo un film anonimo e ancor peggio, destinato all’anonimato, che si pone un obiettivo troppo al di sopra delle sue possibilità.