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Che fine ha fatto Bernadette? – La Recensione

“Le persone come te devono creare e se non lo fanno diventano una minaccia per la società” le dice l’amico Lawrence Fishburne.

C’è in effetti qualcosa che non va in Bernadette Fox è un ex enfant prodige dell’architettura moderna, vincitrice del celebre Premio MacArthur, un genio che si è perso per strada. La donna ora si è trasferita dalla stimolante Los Angeles alla fredda Seattle per seguire le orme del marito Elgie (Billie Crudup), un programmatore della Microsoft. I due hanno una splendida e capace figlia Bee (Emma Nelson).

Bee e la madre hanno un rapporto solidale e tenero. Insieme cantano Time After Time di Cindy Lauper in auto, in una scena meravigliosa che però ci fa capire da subito che dentro Bernadette, una volta brillante e motivata ora qualcosa si è rotto. Qualcosa di invisibile anche per gli affetti più cari. Forse sono i farmaci, forse un filo di misantropia, forse Seattle. Fatto sta che Bernadette è sull’orlo di una crisi di nervi ed allora Bee, che sta studiando Shackleton (un esploratore inglese) a scuola e pensa che un viaggio in Antartide, tra tutti i luoghi del mondo, potrebbe dare un nuovo slancio alla monotona vita di sua madre.

 

Adattamento cinematografico del romanzo del 2012 Dove vai Bernadette? (Where’d You Go, Bernadette) scritto da Maria Semple, la pellicola porta la firma di Richard Linklater (Prima dell’alba, Boyhood) icona del cinema indie americano qui alla sua 20ma prova.

Il tempo passa per tutti anche per la sua Bernadette travolta dalla vita e in cerca di un’ispirazione per dare un senso alla sua apatica esistenza. Ed è intorno a lei e alla splendida Cate Blanchett che ruota la pellicola di Linklater. Purtroppo non tutto funziona. La pellicola eccentrica come la sua protagonista, riesce con troppa fatica ad innestare scene e personaggi secondari nella pur semplice struttura narrativa. Come ad esempio la piccola valanga che travolge l’appartamento della vicina Audrey (Kristen Wiig) che sembra voler introdurre ansie e sensi di colpa dell’upper class americana verso il tema ecologico, leit motiv della pellicola. Anche se claudicante la sceneggiatura scritta dallo stesso Linklater, insieme a Holly Gent e Vincent Palmo Jr., riesce comunque ad emozionare.

Un film tenero e imperfetto con ottimi interpreti e la voglia di mandare un messaggio di speranza verso coloro che hanno smarrito la strada maestra.

D’altronde come diceva Cyndi Lauper: “ If you’re lost you can look and you will find me, time after time”