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Castelvania: dal videogame alla serie tv

La Valacchia del ‘400 è una terra sotto il controllo della Chiesa; il Malleus Maleficarum indottrina ogni prete a trovare, torturare e uccidere ogni donna di libero pensiero, catalogandola come strega. Tra di loro c’è anche Lisa, la moglie umana di Vlad “Dracula” Tepes, che viene condannata al rogo per aver custodito in casa oggetti di dubbia natura. Alla notizia della sua morte, Dracula lancia una maledizione su tutta la Valacchia, liberando un’orda di demoni che, al calar del sole, uccide ogni cosa in movimento. L’arrivo di Trevor Belmont, abile cacciatori di mostri, porta speranza tra i pochi sopravvissuti.

Castelvania è una miniserie originale Netflix, basata sull’omonimo videogioco di Konami che per trama e personaggi si ispira a “Castelvania III: Dracula’s curse”, capitolo del 1989 per NES. 

A capo del progetto Castelvania troviamo Adi Shankar qui produttore e regista, coadiuvato da Warren Ellis, noto autore crossmediale che non fa alcuna fatica nel passare dal disegnare gli X-Men a sceneggiare Iron Man 3. 

Ammetto che leggendo la notizia dello sviluppo di una serie su Castelvania il mio piccolo cuore da videogiocatore ha avuto un sussulto. In un attimo son tornato a quei lunghi pomeriggi estivi, perso tra i corridoi e i tranelli del castello del conte Vlad, dove bastavano pochi pixel e una buona dose di fantasia per trasformarsi in spietati cacciatori di vampiri.

Passata l’euforia iniziale il dubbio (visto le orride trasposizioni videoludiche nel corso degli anni) mi assale.

Sarà all’altezza o sarà, per l’ennesima volta, una violenza ad un pezzo di storia di noi nati negli anni 80?   

Prepariamo acqua santa, sale e croci ed avventuriamoci nell’oscura Valacchia.

Iniziamo con i lati positivi di Castelvania.

Warren Ellis è una garanzia. Per quanto in alcune parti la sceneggiatura risulti troppo prolissa è il punto di forza maggiore dell’intera miniserie. L’autore riesce a rendere chiaro, anche e soprattutto allo spettatore che non conosce il brand, il tema trattato e la sua natura. L’unico appunto che si può muovere alla sceneggiatura è il troppo chiacchiericcio e le poche scene d’azione.

Ben poco da criticare anche sulle ambientazioni e sul character design. I personaggi sono disegnati magistralmente, in particolare modo il conte Dracula, che sembra uscire direttamente dal videogame. Per quanto si veda veramente poco, ogni sua apparizione è una gioia per gli occhi ed esprime il suo massimo potenziale durante le trasformazioni.

Città decadenti circondate da alte mura (il richiamo all’attacco dei giganti è fortissimo), chiese gotiche teatro di rivelazioni e colpi di scena e il meraviglioso castello di Dracula, fanno da sfondo ai vari protagonisti e avvolgono completamente lo spettatore nell’atmosfera crepuscolare che pervade la serie.

Ultima nota di merito, anche se secondaria, la bellissima sigla iniziale. Disegnatori e montatori hanno dato il massimo nei trenta secondi iniziali e si vede.

Purtroppo le note liete finisco qui.

E iniziano i dolori.

La prima cosa che risalta, in questo caso all’orecchio, dello spettatore è l’atroce doppiaggio. E’ inconcepibile come nel 2017 l’adattamento in italiano sia al limite dell’amatoriale. Voci sbagliate su personaggi sbagliati, dialoghi assurdi privi di logica e pathos affossano la qualità complessiva della serie.

Il mio consiglio è di recuperare Castelvania in lingua originale.

Altra nota di demerito è il ritmo traballante della serie tv. Lunghissimi minuti di nulla, riempiti con dialoghi futili, si alternano a sprazzi di scene action. Non bastano poche scene splatter (per quanto fatte bene) a salvare lo spettatore dalla noia assoluta e dalle distrazioni del mondo esterno.

Ma se, in qualche modo, si riescono a superare questi difetti non si può sorvolare sull’inadeguata durata di questa stagione.

Quattro misere puntate di 25 minuti l’una. Gli episodi non sono sufficienti per sviluppare i personaggi. Anche l’intreccio narrativo soffre per la lunghezza della serie, risolvendosi alla fine in modo approssimativo. Le quattro puntate sembrano quasi un unico grande episodio pilota che servono da apripista alla “vera” stagione che arriverà nel 2018.

Probabilmente Netflix con questa mossa ha voluto testarne l’eventuale successo di pubblico e critica, prima di mettere in campo l’artiglieria pesante.

Rimane però una scelta molto dubbia che lascia l’amaro in bocca accompagnata dalla fastidiosa sensazione di essere stati presi in giro.

In conclusione cosa lascia la prima stagione di Castelvania?

Un gran senso di delusione.

Tutto l’entusiasmo iniziale si spegne in un racconto altalenante, tra dialoghi brutti e qualche scena violenta. Si poteva, e doveva, fare qualcosa in più.

Peccato.

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Amante da sempre di cinema e cresciuto nel buio e nella quiete dellʼunica sala cinematografica del paese, vivo lʼapprodo su JAMovie come un regalo, tardivo, da parte del Dio del cinema per tutti i giorni spesi a smontare, pezzo per pezzo, film osannati da tutti (chiedere ad Avatar per informazioni). Curioso su tutto ciò che riguarda lʼintrattenimento e grande appassionato di comics e manga, non ho un categoria cinematografica preferita ma amo particolarmente i film cult, lʼanimazione e la commedia trash italiana. Ultimo grande amore? Netflix!