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Brazil – Terry Gilliam – 1985

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Brazil è il capolavoro indiscusso di Gilliam, il cui spirito da Monty Pithon rieccheggia nei personaggi e situazioni ben oltre il limite dell’assurdo.

Ma in Brazil questi momenti comici, sempre accompagnati da un’aspra critica sociale, non tentano minimamente di nascondere una storia incredibile quanto amara, in cui il nostro eroe è un semplice impiegato, la cui vita monotona e miserabile viene sconvolta dall’amore. Un amore quasi impossibile, in un mondo dove vige un totalitarismo basato sulla burocrazia, e dove la più piccola iniziativa personale può renderti un terrrorista.

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Il falso mito della tecnologia, la desensibilizzazione umana davanti alla violenza, il controllo delle informazioni come fonte vitale per soggiogare le masse sono solo alcuni dei drammi che vive il protagonista di questo futuro dannatamente attuale.

Forse, il dramma più grande di tutti è vedere come la macchina burocratica costruita dagli uomini stessi sia imbattibile, lasciando come unica possibilità di rivalsa il sogno ( con sequenze oniriche davvero suggestive ), o peggio…

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Direttore e Fondatore

Il lavoro e la vecchiaia incombono, ma da quando ho memoria mi spacco di film di fantascienza, dove viaggio di testa fino a perdermi, e salto in piedi sul divano per dei tizi che si menano o sparano alla gente come fossero birilli. Addolorato dalla piaga del PG­13, non ho più i nervi per gli horror: quelli li lascio al collega, io sono il vostro uomo per scifi, azione e film di pistolotti metacinema/mental/cose di finali tripli.