Home recensioni horror Bloodride, dalla Norvegia con orrore che intrattiene – La recensione

Bloodride, dalla Norvegia con orrore che intrattiene – La recensione

Un gruppo di persone che viaggiano sullo stesso inquietante bus. Ogni passeggero ha un segreto, uno scheletro nell’armadio, un macabro passato.

Arriva direttamente dalla Norvegia la prima stagione della serie originale Netflix “Bloodride”, sei episodi a sé stanti che raccontano ognuno una storia diversa. Si esplora l’orrore in ogni sua forma, dai sacrifici ai fantasmi passando per assassini nascosti.

La visione scorre senza intoppi, intrattiene anche se non fa strappare i capelli. Il giudizio finale è comunque buono viste le prove attoriali, l’atmosfera che si respira e la fotografia. Di questa serie non entusiasma qualche colpo di scena troppo telefonato e non così tanto sbalorditivo. Un vero peccato visto che la presentazione non è affatto male.

Di seguito la classifica personale degli episodi.

1) Uno scrittore malvagio (Episodio 3)  La privilegiata Olivia si lancia con passione in un corso di scrittura, ma la sua insegnante e un impacciato compagno presto le faranno dubitare della realtà.

Sicuramente il più originale di tutti, un incubo dove realtà e finzione si scontrano e sovrappongono confondendo e incuriosendo. Molto interessante e inquietante rimane impresso anche dopo la visione. La sinossi potrebbe funzionare perfino in un lungometraggio. voto: 8.50

2) Il sacrificio più grande (Episodio 1) Molly è abituata alla vita di città e fatica ad adattarsi alla campagna… finché non scopre perché i vicini sono così affezionati ai loro animali.

Un racconto che sembra uscire da un romanzo di Stephen King. Un’atmosfera palpabile e un finale da roulette russa. La storia presentata non è proprio originalissima, ma il risultato finale è solido e più che buono. voto: 8

3) L’elefante nella stanza (Episodio 6) Durante uno scatenato party estivo dell’ufficio, due nuovi assunti sentono strane voci e cercano di risolvere il mistero del macabro tuffo nel vuoto di una collega.

L’episodio giallo investigativo della stagione, funziona alla grande anche se non tutti i colpi di scena arrivano a buon segno. Si riprende sicuramente col finale inquietante. Visto l’argomento trattato non è propriamente horror, ma tiene incollati anche con ironia e citazioni cinematografiche. voto: 7.50

L’autista del bus di Bloodride
4) La vecchia scuola (Episodio 5) L’insegnante idealista Sanna si trasferisce in una scuola di campagna che riapre dopo 40 anni, dove le vittime di una misteriosa tragedia la contattano dall’oltretomba.

La ghost story del mazzo, iniziano da qui gli episodi che non entusiasmano e che non convincono completamente. Da lodare l’atmosfera e l’interpretazione della protagonista. Intrattiene, ma lascia con l’amaro in bocca anche con un colpo di scena ben assestato, ma troppo sbrigativo. Giudizio comunque discreto. voto: 7

5) Tre fratelli matti (Episodio 2) Dopo tre anni in un ospedale psichiatrico, Erik parte per una gita al cottage di famiglia con i fratelli, ma quando danno un passaggio a un’autostoppista iniziano i guai.

Qui il problema principale è il plot twist prevedibilissimo con un epilogo inverosimile. Si riprende leggermente col risvolto drammatico del protagonista, ma non basta per raggiungere gli altri episodi analizzati precedentemente. Voto: 6.50

6) Topi da laboratorio (Episodio 4) Durante una cena, un magnate dell’industria farmaceutica umilia i suoi ospiti, compresa la moglie, quando scopre che uno di loro ha rubato un prezioso prototipo.

Personalmente l’episodio più debole che inizia alla grande come un Dieci piccoli indiani, si sviluppa con pathos e tensione ma il nodo narrativo si streccia in modo flebile. Buono l’epilogo. voto: 6

Complessivamente questa prima stagione di “Bloodride” funziona come pillole di orrore contemporaneo, sia paranormale che no. Mai patinato e abbastanza gore e splatter, si apprezza per il fatto che non è concepito per piacere alla massa. Sicuramente non indimenticabile, ma si lascia guardare.