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Be My Cat: A Film For Anne- Recensione

Be My Cat

Nel 2015, un ragazzo rumeno dal nome di Adrian Tofei distribuì al Festival del cinema in Portogallo il suo primo film ‘‘Be My Cat: A Film For Anne”.

La pellicola, oltre che essere la prima opera del regista rumeno, è il primo found footage proveniente dalla Romania. Così, venne segnata due anni fa una grande svolta nel mondo cinematografico del paese. Il film di Tofei vinse innumerevoli premi, a vari festival, che furono più che meritati.

Be My Cat si è fatto strada negli ultimi due anni nel mondo dell’horror underground, diventando per tutti gli amanti estremi un gioiellino imperdibile.

Be My Cat
Adrian in una scena di Be My Cat

Adrian è un ragazzo rumeno, con una profonda ossessione. Egli vuole fare un film, un grandissimo film, con un’attrice protagonista proveniente dal mondo di Hollywood: la sua preferita. Adrian vorrebbe che Anne Hataway, la catwoman di Christopher Nolan, interpretasse un ruolo che lui ha scritto per lei.

Per convincerla, il giovane girerà Be My Cat con tre differenti attrici rumene, per dare un’idea ad Anne di ciò che ne verrà fuori. Perché lui è un grande regista, il migliore di tutti e il suo, sarà il film che consacrerà Anne Hataway come vincitrice del secondo premio Oscar. Per dimostrarle che la sua è un’occasione imperdibile, per convincerla senza esitazione a partecipare al progetto, Adrian sarà disposto a tutto.

Be My Cat
Adrian in una scena finale di Be My Cat: A Film For Anne.

Adrian Tofei, autore di Be My Cat, è sicuramente un nome che i cultori del cinema dovranno rimembrare. Il regista ha cercato in tutti i modi di rendere il più realistiche possibile le interpretazioni nell’opera horror che tanto gli ha fatto riscontrare successo. Qui, l’horror non appare nella sua forma più visibile, ma sotto forma di qualcosa di più profondo. L’orrore è ciò che lo spettatore percepisce in ogni istante del documentario di un pazzo omicida. Quanto oltre può spingersi un uomo pur di raggiungere i suoi scopi? Gli individui affetti da disordine mentale, vanno assecondati o fermati?

Il protagonista della vicenda ci fa vivere in un bilico di terrore. Non si sa mai fin dove si spingerà, fin dove fingerà e, soprattutto, se fingerà. E’ reale ciò a cui assistiamo? La tecnica del found footage viene utilizzata e rinnovata e se non fosse per quei titoli di coda, chiunque penserebbe senza problema alcuno che si tratti di un autentico snuff.

Il personaggio principale, interpretato dal regista in persona, è il più complesso di Be My Cat. Adrian è affetto da disturbi psichici gravi, causati da esperienze traumatiche e negative che hanno segnato completamente la sua vita. Bullismo, violenza, denigrazione: alle volte, atti che possono sembrare innocui, scaturiscono in noi qualcosa di profondo e irreparabile.

Be My Cat
Alexandra, un personaggio di Be My Cat.

Be My Cat mette in risalto il disturbo della doppia personalità. Adrian, con l’intento di girare il suo film, pur tentando con tutte le forze di differenziarsi dal personaggio da lui interpretato, finirà per diventarne un tutt’uno, perdendo così la sua identità e la sua essenza. L’ossessione in lui nata e cresciuta, divenuta più forte della sua stessa presenza, verrà alimentata così tanto da portare il suo soggetto alla pura follia. Il delirio è il personaggio più importante di Be My Cat, caratteristica che assume una propria forma, non più astratta ma fisica.

La violenza, più che mostrarsi nella fisicità, appartiene qui al filone prettamente psicologico. Lo splatter lascia posto alla tensione, facendo sì che l’inquietudine  si annidi nella parte più remota di ognuno di noi. E’ proprio nel nostro interno che nasce la sensazione di terrore e spesso, ciò che più all’essere umano fa paura non è una violenza carnale, ma l’esternazione involontaria di una pazzia non riconosciuta ma celata dietro un sorriso isterico, dietro la gentilezza di un’apparente innocua persona: perché è proprio chi non ti aspetti, che può farti più paura.