Home Rubriche InstaCult L’azione invisibile: Le iene di Quentin Tarantino (1992)

L’azione invisibile: Le iene di Quentin Tarantino (1992)

Il 1992 è stato un anno ricco di film molto validi: tra i tanti, possiamo ricordare Porco Rosso di Hayao Miyazaki, L’ultimo dei Mohicani di Michael Mann e Dracula di Bram Stoker di Francis F. Coppola. Ma tra tutte le pellicole uscite quell’anno, la più importante di tutte dal punto di vista storico e, potremmo dire, “evolutivo” è Le iene di Quentin Tarantino. Primo lungometraggio del regista di Knoxville, fu presentato al festival di cinema indipendente più importante d’America, nonché uno dei più importanti al mondo, il Sundance Film Festival. A causa di uno stile mai visto prima di allora, il film venne poco apprezzato dal pubblico, salvo poi diventare un vero e proprio cult nel giro di pochissimi anni.

La storia segue dei rapinatori coinvolti in un colpo ad una gioielleria, capitanati da un boss della malavita losangelina, Joe Cabbott (Lawrence Tierney), e dal figlio Eddie il Bello, interpretato da Chris Penn. Durante i 90 minuti circa del film, però, non ci viene mai mostrata la rapina. L’azione vera e propria diventa un fantasma che aleggia su tutto il film, risultando evanescente, un qualcosa di cui si può solo parlare. Vediamo ciò che accade prima del colpo, la colazione che i rapinatori consumano la mattina, gli incontri dei singoli malviventi con Joe, oppure ciò che accade dopo, la fuga di Mr. Pink (Steve Buscemi) con i gioielli, Mr. Orange e Mr. White, interpretati rispettivamente da Tim Roth e Harvey Keitel, in una macchina imbrattata di sangue dopo che una donna, la proprietaria della vettura, ha sparato in pancia a Orange, la tensione tra Pink, White e Blonde (Michael Madsen) che si accusano a vicenda e si interrogano a proposito di una probabile talpa, ecc.

Tarantino, per questo film, si ispira principalmente a due film fondamentali del genere thriller/noir: per quanto riguarda l’intreccio, Rapina a mano armata di Stanley Kubrick; la scelta di non mostrare l’evento principale della storia, invece, deriva da uno dei film più importanti di uno dei maggiori registi del cinema di genere italiano, Cani arrabbiati di Mario Bava. Ed è proprio dalla commistione di riferimenti che ha origine lo stile inconfondibile del regista di Knoxville. Infatti, i film di Tarantino sono dei puzzle le cui tessere sono frammenti di altri film, spesso e volentieri di serie B, e che, una volta che vengono unite insieme, risultano in opere d’arte estremamente originali.

Blonde, White e Pink.

La peculiarità di diversi film tarantiniani (Le iene, Pulp Fiction, Kill Bill in particolar modo) è l’estrema frammentazione della narrazione: gli eventi narrati si accavallano, si uniscono e si scavalcano in un “mappazzone”, per prendere in prestito un’espressione di un celebre chef, cronologico in cui, però, tutto risulta chiarissimo. Tarantino è un bambino che si diverte a giocare con i mattoncini da costruzione. I mattoncini sono i vari momenti della trama e lui li monta come più gli pare e piace, senza interessarsi alla linearità e all’ordine. Il disordine cronologico non è caotico e non confonde le idee allo spettatore ma è uno stimolo ad addentrarsi ulteriormente nella trama, grazie anche a dei dialoghi semplicemente perfetti. Chi guarda Le iene, così come ogni altro film di Tarantino, diventa un elemento del film, si tuffa in un mondo surreale e grottesco ma coerente con sé stesso. Il voyeurismo cinematografico si traduce in immersione nel film dello spettatore. Un esempio semplicissimo è la prima scena del film, in cui tutti i rapinatori sono seduti ad un tavolo in un bar e stanno consumando la colazione. La macchina da presa gira attorno a loro mentre Mr. Brown (interpretato dallo stesso regista) pontifica circa il significato della canzone Like a virgin di Madonna, mentre Joe cerca di ricordare chi sia Toby, un nome scritto sulla sua rubrica, infastidendo Mr. White. Cosa centra tutto ciò con la rapina? Nulla. Assolutamente nulla. Ma il ritmo e la musicalità dei dialoghi sono tali da prendere lo spettatore per la maglia e trascinarlo in quel bar, seduto a quel tavolo, circondato da quei gangster.

Il continuo riferimento alla cultura pop è un altro elemento fondamentale del cinema di Tarantino e, insieme a Pulp Fiction, questo film è l’esempio perfetto dell’amore del regista per tutto ciò che è popolare, sin dal dialogo incipitario del film di cui abbiamo parlato poco sopra. Il cinema del primo Tarantino, soprattutto, è un incessante fluire di elementi che appartengono alla vita quotidiana di ognuno di noi. La narrazione de Le iene, per esempio, viene di tanto in tanto interrotta da un disk jockey, K. Billy, che introduce qualche canzone proveniente da una fittizia  emittente radiofonica, Radio Super Sound; o, ancora, ci si interroga su quale attrice partecipi a quale programma televisivo, si fanno considerazioni poco cavalleresche circa il fondoschiena di una donna che passa per strada, si discute circa le mance alle cameriere, ecc. I dialoghi di Tarantino non sono realistici ma sono reali, terreni, profondamente radicati nella quotidianità: non si discute dei massimi sistemi, come avviene, per esempio, nei film di Ingmar Bergman, o, se si parla di argomenti importanti ed impegnati, lo si fa con un linguaggio molto umile, popolare e volgare.

I cinque membri della banda durante i titoli di testa.

Le iene è un film che è stato spesso accusato di essere eccessivamente violento ma questa critica è al limite dell’infondato. Vediamo, ogni tanto, qualcuno sparare, vediamo del sangue ma non è nulla di estremo. L’unica scena veramente eccessiva, quella celeberrima della tortura da parte di Mr. Blonde, che taglia l’orecchio ad un altro uomo, è stata girata e orchestrata in modo a dir poco geniale: Tarantino, infatti, la svuota di ogni violenza visiva ma la rende, al tempo stesso, quasi insopportabile. Tutto in questa scena è stato pensato per ridurre al minimo la violenza ed accrescere esponenzialmente lo shock: quando Blonde inizia a tagliare l’orecchio, la macchina da presa si sposta di lato, lasciando il campo vuoto, e tutto ciò che udiamo sono le urla strazianti dell’uomo e Stuck in the middle with you degli Stealers Wheel proveniente dalla solita Radio Super Sound. In questo modo, non mostrando nulla, lo spettatore è costretto a immaginare ciò che sta accadendo, proiettando nella propria mente la visione della lama del rasoio che incide la pelle e recide l’orecchio, tutto ciò mentre sentiamo una canzone leggera e dai toni rilassati.

Le Iene è uno dei film più importanti degli anni ’90, una di quelle opere che cambiano la storia del cinema, proponendo un nuovo modo di fare film. Uno dei capostipiti del cinema avant-pop, un capolavoro con il quale un regista ha iniziato la propria scalata sull’Olimpo della settima arte, uno dei migliori esordi di sempre, insieme forse solo a Quarto potere di Orson Welles e a non molti altri.