Home Rubriche Horror Angoscia e paura senza una goccia di sangue: Lake Mungo (2008)

Angoscia e paura senza una goccia di sangue: Lake Mungo (2008)

Finalmente eccolo. La paura è veramente tornata. Un horror con la H maiuscola, paura vera, angoscia, spavento. “Lake Mungo” ha tutto questo.
E senza l’utilizzo di una goccia di sangue, di un mostro, di un diavolo, di violenza allo stato puro. No Signore e Signori, qui di rosso non c’è proprio nulla.
Ma questa pellicola d’esordio del regista Joel Anderson è veramente un lungometraggio che lascia un segno a chiunque si sottoponga alla sua visione.

La parola chiave è mistero.
Nel mondo degli Horror / Thriller l’ambientazione perfetta per questa parola è l’Australia.
Un paese ambiguo, che offre dei panorami e dei paesaggi suggestivi, ma che nasconde al suo interno delle verità che ognuno di noi forse non vorrebbe mai sapere. Era stato così per “Pic nic ad Hanging Rock” ( 1975 ) di Peter Weir, per una delle saghe horror più interessanti degli ultimi 10 anni , “Wolf Creek” ( 2006 ) , per finire con una serie tv di una sola stagione ma molto molto interessante sulla comunità di “Top of The Lake” di Jane Campion (ambientata in Nuova Zelanda , ma più o meno siamo sempre li).


Una terra libera, interamente circondata dal mare, ed immersa in immense praterie verdi e distese di deserto che a volte creano tra loro un contrasto davvero suggestivo.
E nel mezzo, sempre una storia ambigua.
Questa volta c’è di mezzo una famiglia.
La famiglia si chiama Palmer ( vi ricorda qualcosa, o meglio, qualcuno ? ) ed ha appena perso la quindicenne Alice, scomparsa e poi recuperata nel fondale della diga di Ararat.

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La famiglia di Alice

Un grave lutto familiare quando c’è di mezzo una giovane ragazza. E fino a qui, potremmo trovarci di fronte ad un normale dramma. Il lutto da superare, una perdita che ha lasciato un grande vuoto, difficile da colmare. Ma poi succede qualcosa.
Qualcosa di inspiegabile, di terrificante, di spaventoso, che sembra non avere una spiegazione. Che cosa è realmente successo alla giovane Alice? Chi era veramente la giovane Alice ? Quello che verrà a galla, è molto più inquietante e spaventoso di un cadavere ripescato dal fondo di una diga.

Esordio più vincente non poteva esserci per Joel Anderson.
Il regista utilizzando ( in questo caso in maniera impeccabile ) la tecnica del mockumentary, riesce attraverso le interviste dei familiari e dei conoscenti della giovane Alice, a ricostruire la sua storia, e a far emergere risvolti davvero angoscianti, senza l’utilizzo di sangue, violenza, o effetti speciali che fanno saltare dalla sedia.

Semplici riprese da documentario televisivo, interviste, foto, e riprese di telecamere e cellulari degli amici della povera Alice. La storia sembra essere divisa in tre filoni principali.
Nella prima il film vira in una storia di fantasmi, nella seconda invece rimette tutto su un piano terreno.
Ma è la terza quella più interessante e quella più sconvolgente. Perchè è la parte che fa venire fuori scomode verità che lasciano lo spettatore assai turbato.

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E dai che la vedete anche voi.

La pellicola di Anderson è stata proiettata per la prima volta al South by Southwest Festival di Austin, Texas, nel 2009, ricevendo anche la nomination come miglior film Horror al Fright Meter Award del 2010.
Una pellicola che è figlia di “Paranormal Activty” e che come a molti sembrerà ovvio strizza l’occhio ad un’altra Palmer.
Una Palmer sempre scomparsa nei pressi di un lago, in quella piccola ma “movimentata” ed ambigua cittadina di Twin Peaks.

Lake Mungo è un film che non spaventa, ti terrorizza completamente. E in particolar modo lo fa una scena.
Una scena che si trova all’interno della terza parte del film.
Quella più inquietante, quella in cui l’inquietudine ed il terrore abbandonano i personaggi del film, ed investono direttamente noi, gli spettatori.

Ed allora è li che un horror ha centrato in pieno il suo obiettivo.
Non quando fa saltare dalla sedia chi lo guarda per una scena troppo violenta, un mostriciattolo sbucato fuori all’improvviso, o un Diavolo che si impossessa di una povera anima.
Un horror ha colpito nel segno quando una volta terminato, ti rimane dentro.
Ti fa sentire la prima o la prossima vittima del film che hai appena visto, quando la sua visione, ti impedisce poi anche solo di spostarti dalla camera al bagno, non è perchè sai che qualcuno stia per arrivare, ma perchè sei tu quello bloccato, dopo aver rielaborato quello che hai appena visto, quello che ciò che hai appena visto ha scatenato dentro di te. Chiunque voglia godersi un horror e rimanere scioccato a lungo anche dopo il termine della visione, non può assolutamente perdersi questo ennesimo gioiellino del cinema australiano.