Denso, inquietante, ammaliante nella sua malinconia e nella spirale di distruzione e disperazione che lascia in ogni inquadratura: è
Philip Seymour Hoffman, nella sua ultima interpretazione; non contiamo Hunger Games, dove le sue scene furono completate in digitale, ma sopratutto privo del dovuto minutaggio.
E’ davvero impossibile non pensare a quanto Hoffman possa aver messo di suo nell’interpretare un agente della sicurezza nazionale tedesca, intelligente e sagace quanto stanco e frustrato da una vita spesa per il proprio Paese, all’ombra e lontano da ogni possibile forma di felicità.
In un tripudio di fumo, alcol e abiti portati goffamente, si dipana la storia di A most wanted man; forse non molto originale, ma che ci permette di vedere per l’ultima volta il talento dannato di un uomo che, forse come il ruolo che interpretava, era troppo disilluso dalla vita.
Da vedere.